Recensione doppia “ALBUM DI FAMIGLIA” di Maria Capasso

 

 

 

 

 

 

Nora, fin da giovane, aveva optato per la solitudine in nome dell’indipendenza. Se questa scelta non aveva mai pesato troppo per lei, dopo la morte della sua amata madre la protagonista si trova ad affrontare un dolore troppo grande per chi non ha nessuno a cui aggrapparsi. Prima di morire, la donna le aveva lasciato un raccoglitore nel quale aveva racchiuso le pagine della sua vita, quella che aveva sempre tenuto nascosta alla sua famiglia. Immergendosi nel suo passato del tutto inaspettato, Nora dà sfogo a tutta l’emotività che aveva finora represso, abbattendo la barriera che da sempre la separava dagli altri individui. In questo modo Marco, con la sua dolcezza e la sua sensibilità, riuscirà a farsi largo nella sua vita e a darle il giusto sostegno nella scoperta di una verità che va oltre le vicende private di una donna che ha voluto liberarsi dal peso dei suoi segreti.

Nora, una ragazza che spicca non certo per la sua solarità anzi per un mutismo e una solitudine fuori dal comune. A lei basterebbe un libro, un caffè amaro e una birra, magari seduta in un pub o in un caffè.

Tutto questo è il suo mondo, vive nello stretto riserbo in incognita, con un lavoro come Ghostwriter, che le calza a pennello.

Ha conquistato la sua pseudo-libertà andando via da casa ancora giovane “La libertà spesso può rivelarsi nient’altro che una prigione rivestita di coriandoli.” Ma non ha conquistato quella libertà nel cuore.

Non fa trapelare nessun sentimento, anche il lutto della madre lo vive in un’atmosfera fuori dal comune, sembra che il suo cuore non sia scalfito da quel dolore. Un cuore che sanguina in silenzio, un cuore intorno al quale ha eretto una barriera invalicabile.

Eppure un giorno, riceve una scatola della sorella Laura, una scatola che per le ultime volontà della madre Anna, deve essere lei a custodire. Deve imparare ad usare il cuore, deve imparare a far nascere e gestire le emozioni.

“E’ una strana macchina il cervello, Nora: unito al cuore diventa un raccoglitore di emozioni perdute”. Un raccoglitore, il diario di Anna, dove è racchiuso il vero cuore della madre. Dove sono trascritti quei sentimenti celati al mondo. Nora si immerge nella lettura di quel diario, iniziando a conoscere realmente la madre.

In un giorno qualunque, seduta ad un tavolo leggendo il diario di Anna, conosce Marco.

Piccole lacrime scorrono sulle sue guance e Marco si innamora di quelle lacrime, vorrebbe “bere il suo dolore”. Iniziano i loro incontri e Marco partecipa a quel dolore sconosciuto. “Se chiudeva gli occhi vedeva il suo volto nei suoi domani”. Dolci parole in una bella poesia dell’anima. Lo sbocciare di un amore.

La madre sembra il suo angelo custode che elargisce consigli tra le pagine “Corri e afferra la vita”. Il suo angelo. “apprezza sempre la semplicità, è lì che si nasconde il segreto della felicità”.

Ammetto che non avevo letto niente della Capasso, la trama tuttavia mi aveva colpito e ho pensato di inserirla nelle mie prossime letture.

L’ho iniziato in un pomeriggio di pioggia e forse la triste atmosfera o forse semplicemente le frasi usate dall’autrice mi sono sentita subito catapultata in quello stato di malinconia e solitudine vissuta dalla protagonista. Frasi così delicate e piene di magia, cariche di sentimento. “Sono le cose semplici quelle che la mente conserva e rivede”. Ho vissuto appieno quei sentimenti che trasparivano tra le righe. Un amore passato, un amore sbocciato, l’amore di una madre, il sacrificio della madre, l’amore tra sorelle.

Cari lettori, qui si parla di amore a trecentosessanta gradi, delle sue conseguenze, dell’amarezza della fine, del dolore di un cuore spezzato, della rinascita, della scoperta. Si parla di sacrificio, si parla di attesa, di verità e bugie, di maschere indossate, di dolore soffocato, di gioia nello scoprire.

“Per una parte che scompare ce n’è una nuova da colorare”. Questa è la vita. Un album di famiglia, immagini, foto in bianco e nero, foto a colori che scorrono veloce su pagine di vita e sentimenti vissuti e ancora da vivere.

Leggere questo romanzo è stato come ascoltare una melodia suonata da un violino. Quel suono così acuto che tocca le corde del tuo cuore. Che fa vibrare la tua pelle alle sue svariate note. Voi penserete, come mai il violino? Perchè ha un suono così intimo, così autentico, sapete che il violino è lo strumento che si avvicina maggiormente alla voce umana? Questo romanzo sembra essere letto da una voce umana non identificabile, una voce esterna che scruta tutto da qualche angolo del paradiso.

Il sussurro di quell’angelo: “Tu vai oltre quella poesia. Tu sei l’origine stessa della poesia. Sei il desiderio con cui viene scritta. Sei il sudore e le lacrime dell’autore.”

Chiudendo il libro ho alzato gli occhi al cielo per frenare la corsa di timide lacrime, ho intravisto una sagoma in alto che sembrava un angelo. Perchè gli angeli custodi esistono.

“C’è più pesantezza nel vuoto che nella pienezza.”

“C’è chi si smarrisce solo per un attimo e poi ritrova subito la strada di casa. C’è chi perde e sbaglia percorso. C’è chi scappa e vuole smarrirsi.” Vi lascio con questa frase tratta dal libro.

RECENSIONE DI

EDITING

 

Leggere questo romanzo è un po’ come compiere un viaggio introspettivo,  come fare i conti con la propria coscienza.

Pagina dopo pagine ci sorprenderemo a chiederci “Viviamo davvero la vita che avremmo voluto o abbiamo intrapreso strade diverse dai sogni di bambine?” ,  “Diamo voce a noi stesse o percorriamo passi decisi da altri?”, “Seguiamo sentieri più facili benché privi di emozioni o siamo pronte a mettere in gioco noi stesse pur di essere felici?”  e ancora: “Se la nostra felicità significasse dolore per qualcun altro, saremmo pronte lo stesso a perseguirla?”

Potrei andare avanti all’infinito con le domande ma lascerò che siate voi, se vorrete e sarete pronte, a porvene altre.

 

“Album di famiglia” è un viaggio nel passato: un passato che Nora, la protagonista, ripercorre attraverso le memorie lasciate per lei dalla madre, un passato che sembra non riguardarla ma che si rifletterà sul suo presente, obbligandola a fare i conti con se stessa e la sua vita.

Una storia di famiglia, di donne, di scelte ,  d’amore (amore materno ma non solo …)

Le pagine di questo romanzo scivolano via quasi senza accorgersene grazie a un linguaggio semplice, fluido e delicato.

L’autrice, attraverso la figura della madre di Nora, ha saputo utilizzare parole che vanno dritte al cuore:

“… Fai tutto ciò che mi è stato impedito. Regalami questa piccola gioia, piccola mia. Sperimenta e non avere mai vergogna dei tuoi desideri. Vivi e cerca di sognare solo mentre dormi. Non sognare, ma vivi, figlia mia. Vivi. Fallo per me … “

Durante la lettura ho cercato di assorbire le sue parole come fossero acqua nel deserto, un insegnamento, un monito su cui riflettere.

La storia raccontata potrebbe realmente essere accaduta, così come le dinamiche di causa ed effetto presentate.

I personaggi sono descritti benissimo dal punto di vista caratteriale e questo ne facilita la comprensione di atteggiamenti e scelte.

E’ un bellissimo romanzo ma non sarei obiettiva se non esponessi anche ciò che mi ha lasciata perplessa durante la lettura.

Se i personaggi sono ben definiti, infatti, i loro dialoghi non lo sono altrettanto. Dietro Nora, la mamma, la sorella, la zia e Marco (il ragazzo che affiancherà Nora durante questo percorso) si percepisce sempre la voce e la sensibilità dell’autrice. Non c’è alcuna differenza nel modo di esprimersi e questo è un peccato perché si ha la sensazione di sentir parlare sempre la stessa persona… Sfumature diverse, più adatte ai caratteri delle persone descritte, avrebbero reso tutto ancora più credibile ( e il punto di vista di Marco un po’ più maschile).

Un altro aspetto che mi ha lasciata un po’ interdetta è la velocità con cui la protagonista entra in sintonia con Marco che, appena conosciuto, diventa con troppa facilità il depositario dei segreti di vita della mamma di Nora… Forse qualche approfondimento in più sull’evolversi della loro storia avrebbe reso il libro davvero perfetto.

Detto questo, non posso che fare i complimenti all’autrice per la sensibilità e consapevolezza con cui ha dato vita alla storia, portando il lettore a non giudicare ma a comprendere le motivazioni delle scelte di vita .

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