Recensione “Dominic” di Natasha Knight

 

 

 

Gia

Sono la figlia di un soldato della mafia. La sorella di un traditore.

I mostri hanno fatto parte della mia vita da che ne ho memoria, ma la mattina in cui mi sono svegliata in quella baita fatiscente, fredda e abbandonata, con Dominic Benedetti che incombeva su di me, ho capito di aver incontrato il più oscuro di tutti.

Mi ha preso per spezzarmi. Ma non sono così facile da spezzare. E quando ha visto il marchio sul mio corpo, tutto è cambiato.

Non ho mai creduto nel “vissero per sempre felici e contenti” delle fiabe, perché non sarebbe mai potuto succedere a persone come noi.

Alcuni amori crescono nella luce.

Io e Dominic apparteniamo al buio.

Dominic

Sono l’ultimo figlio di un re della Mafia.

Quello che non aveva nulla da perdere.

Mi sono allontanato dalla mia famiglia. Ho voltato le spalle a tutto ciò che avrebbe dovuto appartenermi e sono diventato quello che dovevo essere.

Un mostro.

Fino al giorno in cui ho visto Gia rannicchiata in un angolo di quella baita decrepita nel bosco. Fino a quando non ho visto il marchio sul suo corpo.

È stato allora che ho capito quello che mio padre era solito dire. Tieni i tuoi amici vicini, i tuoi nemici più vicini.

I miei nemici avevano avuto la mano troppo pesante.

Era giunto il tempo che tornassi dalla mia famiglia. Che riscuotessi ciò che mi spettava. E, soprattutto, era arrivato il momento che punissi chi mi aveva tradito.

Un incontro non consueto tra i due protagonisti. Lui la bestia, lei la vittima, colei destinata al mercato degli schiavi.

Terzo capitolo della serie Benedetti che ti lascia spiazzata e con nessuna parola da dire, si è chiuso con il botto.

Se in Salvatore vedevi fin da subito la redenzione del protagonista, in Sergio le lacrime sciolgono anche il cuore più duro, in questo la crudeltà e la violenza di Dominic ti lascia incapace di credere nel lieto fine.

“Non combattere con me, Gia. Non vincerai.”

I ruoli tra dominatore e sottomessa si evincono fin dalle prime pagine.

Odi il protagonista, odi il suo stile di vita, le sue azioni e quel suo carattere da carnefice.

Senza famiglia, senza più un nome, e senza un padre ragionevole, Dominic si adegua al nuovo stile di vita, esulando il resto.

La parte del carnefice? Si addice al 100%.

“Una bellezza inginocchiata ai miei piedi. e io sarei stato la bestia che l’avrebbe spezzata. Il mostro che l’avrebbe distrutta.

La redenzione? Scordatevela, la sua ira, il suo rancore si ripercuoterà su Gia in azioni impensabili.

La cosa in comune? L’odio e la vendetta.

“Gia era la mia metà. La mia metà perfetta. Avevo ragione quando le avevo detto che lei era come me. Lei odiava come me.”

Il libro, essendo un mafia-romance, è molto cruento e rude nei termini e nelle azioni. Le vicende descritte lasciano il lettore esterrefatto; entri dentro alla storia e pur odiando il protagonista non riesci a farne a meno, proprio come Gia.

Dominic è un personaggio complesso, “estirpato” dalla famiglia da sempre conosciuta, senza più un punto di riferimento, si addentra nel mondo della mafia nell’unico modo possibile “da mostro”, preparando fanciulle alla vendita degli schiavi.

Ma… Incontrerà Gia e il suo dolore, quegli occhi che tanto rispecchiano i suoi, quel carattere non arrendevole, quel cuore incapace di soffrire, una vita destinata a spezzarsi.

“Dominic era la mia bestia. E, in qualche modo, io ero la sua principessa.”

ELEONORA

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