Recensione “Brooklyn Heart” di A. Valeria Messina

 

Hardin Bailey ha solo una cosa a cui tiene più di se stesso: il Libra, il negozio di tatuaggi che suo padre gli ha affidato. Insieme a suo cugino Milo, gestisce due dei più importanti studi, situati nei maggiori distretti di New York.

Il Libra si trova nel cuore di Brooklyn, più precisamente al Dumbo, nome di un celebre quartiere e anche della sua caffetteria preferita. Peccato però che, il suo immacolato rito del caffè, venga goffamente interrotto da una ragazza dai capelli rossi e un’aria impacciata che è tutto un programma. Arizona Baker non solo rovescia il caffè su uno dei nuovi disegni di Hardin, ma continua a inciampare nei suoi stessi piedi, nel vago tentativo di scusarsi con quel ragazzo così taciturno e riservato da essere praticamente il suo opposto. Fino a quando, una sera, Arizona si troverà in serie difficoltà e sarà proprio Hardin a venire in suo aiuto. Da allora lui preferirà accompagnarla personalmente a casa ogni notte, finendo inevitabilmente per conoscersi meglio e incuriosirsi reciprocamente. Perché sì, c’è qualcosa di terribilmente dolce e attraente in Arizona e Hardin, poco a poco, non potrà più fare a meno di lei e della sua allegria.

Ma se le ombre con cui entrambi convivono rischiassero di minare pericolosamente quello che sta nascendo tra loro? E se passato e presente finissero per mescolarsi come le linee di un tatuaggio che proprio non funziona?

Ci sono amori destinati a cambiarti per sempre la vita, proprio come quell’inchiostro indelebile che decidi di portarti addosso. Hardin e Arizona sapranno mischiare i loro colori o finiranno col rinunciare a quello che sentono per paura di non rimetterci il cuore?

 

Ognuno ha il suo modo di rapportarsi alle bastonate che la vita infligge, Arizona e Hardin ci mostreranno, in questo romanzo, un esempio diametralmente opposto a come il loro animo ha saputo reagire.

 

Non appena ho inquadrato i due protagonisti, non ho potuto fare a meno di paragonarli a due… gelati: Arizona è un Solero!  Il loro cuore è cremoso ma lei ha saputo crearsi questo guscio (arancione) solare, dolce e allegro, in grado di depistare i più dalla tristezza che alberga nel suo cuore.

 

“E allora sorrido, pratico la leggerezza e cerco di provocare divertimento, anche se a volte dentro sto male, anche se a volte dentro non sorrido affatto.”

 

Hardin, invece, non fa proprio nulla per nascondere la sua inquietudine: è silenzioso, scontroso, amaro, un perfetto Magnum Dark! La sua pelle è tatuata in modo così significativo da commuovere, e Arizona si approccerà a lui e alla sua arte con rispetto reverenziale. Tranne che per il primo caffè!

 

Probabilmente ci voleva proprio un tornado di goffaggine come Arizona per smuoverlo dalla sua comfort zone. Caffè dopo caffè, disastro dopo disastro, nasce in Hardin un istinto di protezione per quella carotina, che non si sarebbe mai aspettato.

 

“I nostri occhi si incontrano e si intrecciano per un attimo. Mi sembra di vedere solo lei, come un faro, una fiamma in queste quattro mura scure”

 

I carichi che gravano sulle spalle di questi due giovani sono troppo grandi per la loro età, Arizona si sente responsabile per l’incidente del fratello e i suoi studi in medicina sono quasi un tentativo di essergli di aiuto.

Hardin è schiacciato dalla sua situazione familiare e teme di ripercorrere il destino del padre; come lui, infatti, la passione per il suo lavoro supera qualunque cosa e chi mai potrebbe accettare la sua professione come una scomoda amante?

 

“Solo mentre incido qualcosa sulla pelle di qualcuno mi ricordo che vorrei tanto qualcosa o qualcuno inciso sul cuore che non fosse il Libra, ma che non posso permettermelo perché vorrebbe dire piegarmi, aprirmi a qualcuno che probabilmente mi spezzerebbe come è successo a mio padre”

 

Si instaura un bellissimo rapporto fra i ragazzi che lavorano al Libra, lo studio del tatuatore, e Arizona, che fino ad allora aveva potuto contare su una sola vera amica, Savannah, la sua coinquilina al campus, una studentessa in psicologia che conosce ogni piega del suo cuore.

 

“Lei capisce i miei sguardi e li elabora, trovando sempre un modo per cambiarli. Si impone, solo per prepararmi psicologicamente al peggio, ma poi cerca una soluzione adatta a me.”

 

Sarebbe troppo semplice catalogare questo romanzo come un semplice romance, io ci ho visto molto di più, ho capito i meccanismi che i protagonisti hanno attuato per sopravvivere, ho percepito il momento in cui hanno deciso che potevano abbassare per un attimo la maschera per cercare di entrare in contatto col dolore dell’altro. Ognuno vive la propria battaglia quotidiana, ma chi soffre tende a riconoscersi:

 

“Sotto la sua facciata, però, ora vedo anche la sua intelligenza, la sua maturità. Si mostra ai miei occhi in modo diverso e uguale al tempo stesso”

 

 

 

Le dinamiche familiari possono diventare delle vere zavorre, fisiche e mentali, Arizona è incatenata dal senso di colpa, Hardin dalla responsabilità di mandare avanti l’attività di famiglia in modo da non deludere il padre. Entrambi si sentono con

 

“la voglia di scappare e la consapevolezza di essere bloccati”

 

 

E poi capire che, forse, qualcuno al mondo per loro c’è e, trovandoselo davanti, la sensazione non è solo mentale, è il loro corpo a mandare quei segnali che non possono essere ignorati:

 

“Quel sorriso mi manda in frantumi. Mi svuota e mi riempie di freddo e poi di caldo; poi il piacere e i brividi mi inondano le membra”.

 

 

Che dire? Bello, bello, dolce e intenso, personaggi che si mettono a nudo davanti ai nostri occhi, ci piace poter vedere questi gusci, queste armature, incrinarsi piano piano, vedere filtrare la loro luce dalle crepe per poi venirne abbagliati quando si aprono totalmente.

Ognuno ha diritto di amare ed essere amato e questi ragazzi finalmente si sono trovati; il doppio pov ci regala le emozioni e i pensieri di entrambi.

Grazie all’autrice per la sua dolcezza, per aver saputo descrivere così bene una storia d’amore, dosando bene anche le scene di passione.

 

 

Anna

firma Claudia

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