Recensione “Broken” di Nicola Haken

 

 

 

Quando Theodore Davenport decide di smetterla con i lavori banali, e intraprendere una vera carriera, entra con entusiasmo alla Holden House Publishing, determinato a ottenere ciò che vuole. Tutto va secondo i piani: prende confidenza con il suo ruolo, conosce nuovi amici e sogna di arrivare al successo.
Finché non conosce James Holden, amministratore delegato della Holden House.
James Holden non riesce a smettere di pensare all’incontro della settimana precedente con un ragazzo timido, nel bagno di un club, e non appena scopre che l’uomo che tormenta i suoi sogni è uno dei suoi impiegati, non può evitare di rincorrerlo.
Solo per divertirsi… è questo che James ripete a se stesso. Non può affezionarsi a qualcuno che non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti, perlomeno non quando avrà scoperto il suo segreto. James crede che nessuno meriti il fardello di essere legato a lui. È un uomo complicato. Danneggiato. Difficile. Problematico.
Spezzato.
Theodore sarà abbastanza forte da affrontare i demoni di James? Domanda ancora più importante… lo sarà James?

Peperine eccomi a voi con una nuova lettura. Questa volta mi sono cimentata in un M/M che si intitola “Broken” di Nicola Haken edito Quixote. La storia ci parla di James Holden amministratore delegato della Holden House, una casa editrice molto prestigiosa, e di Theodore Davenport, un giovane stagista. L’incontro tra loro è già ad alto tasso erotico, un amplesso veloce, dentro una toelette di un locale gay, ovviamente i due non si conoscono e non si riconosceranno fino a che Theodore non varcherà le porte della Holden House. James è un uomo “danneggiato” come si definisce lui, un uomo oscuro, malato nell’animo, soffre, ma nonostante questo, appena posa gli occhi su Theodore qualcosa in lui cambia, pensa di aver trovato una luce per tutto il buio che si porta dentro. Ma sarà davvero così?

Che dire. È una storia intensa e densa di sentimenti, forse la vera storia di anime affini, perché fondamentalmente è quello che sono i nostri protagonisti. Theodore, che sembra il più fragile, in realtà è quello che alla fine combatte, che non si scoraggia davanti alla porta sbattuta in faccia di James, non si arrende e in amore, secondo me, è una cosa bellissima. James è quello che all’inizio appare strafottente, determinato e forte, niente di più lontano dalla verità. Andando avanti nella lettura scopriremo un’anima oscura, veramente danneggiata, e tutto quel male di vivere traspare dalle pagine. Tutto il dolore, tutto il tormento di James è tangibile, lo senti, lo vivi e l’angoscia ti attanaglia lo stomaco. Mi sento di fare i complimenti all’autrice perché è riuscita a descrivere questa patologia che esiste e che spesso non viene riconosciuta come tale, in un modo delicato ma molto efficace.

E se…” Non mi va più di parlare. Voglio raggomitolarmi e arrendermi di nuovo. Fa male e lui ha ragione. Rinunciare è più facile. “E se fossi già troppo in profondità per essere salvato?”

Lo hai quasi fatto, ma Theodore, la tua àncora, ti ha tenuto a galla. Adesso devi ritornare sulla riva. La strada è lunga e va bene chiedere aiuto. Io sono qui per questo. È a questo che servono i farmaci. È a questo che servono le persone che ami. È così, non è vero? Ami Max e Theodore”

Certo che sì.” Perché farmi una domanda del genere? Ho provato a lasciarli proprio perché li amo. Ho cercato di liberarli.”

La scrittura dell’autrice scorre fluida e senza intoppi. La storia è narrata dal pov di entrambi e in prima persona, anche questo aiuta, a mio parere, ad entrare in sintonia con i protagonisti che sono caratterizzati molto bene. Le scene di sesso sono descritte minuziosamente, con linguaggio a volte scurrile, ma perfettamente in linea con la storia, non risultando così, mai volgari. Quindi, tirando le somme, è una lettura che prende fin dalla prima pagina, che anche quando sei costretto a lasciare la lettura per svolgere la quotidianità della vita, il pensiero rimane incollato tra le pagine. Consigliato? Assolutamente sì.

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