Recensione “Blackwood” di Celia Aaron

 

 

 

Io scavo. È quello che faccio. Utilizzerò una pala per rispondere a una domanda, letteralmente. Tuttavia, alcune risposte sono rimaste sepolte troppo in profondità, per troppo tempo. Ma troverò anche quelle. E so dove scavare – la Tenuta Blackwood, sul margine del delta del fiume Mississipi. Garrett Blackwood è l’unica cosa che si interpone tra me e la verità. Un uomo spezzato – che possiede desideri capaci di danzare nella parte più oscura della mia anima – che è mio salvatore o mio nemico. Scaverò fino a quando non scoprirò tutti i segreti. Poi correrò affinché non possa trovarmi. L’unico problema? A lui piace quando corro.

Wow, che libro! Tutto mi sarei aspettata fuorché quello che ho appena letto.

Sconvolgente, sì, credo che questo sia l’aggettivo che più si addice.

Una trama fitta di intrighi, una scomparsa, omicidi, urla nel bosco, un tipo solitario ed un’archeologa.

Tanti misteri collegati tra di loro, una passione che travolge i due protagonisti, una rincorsa nel bosco all’inizio che si risolve in una finta violenza, l’adrenalina che si trasforma in passione pura, sensuale.

Garrett è la chiave del mistero, la vittima o l’artefice?

Un giallo-romance, adrenalina, suspense ed erotismo, un mix ben sviluppato e le pagine vengono divorate in pochissime ore.

Era da tanto che non venivo assorbita da una trama del genere, mi sono sentita parte del mistero, una Sherlock Holmes in azione.

Non mi è piaciuta particolarmente la parte della corsa del bosco (capirete leggendo), queste scene per incentivare la passione, ma nel libro ci stava bene, e Garrett riveste benissimo questo ruolo, “Sono il fottuto lupo, e ti mangerò viva… Ti prenderò sempre e amerai ogni attimo della tua punizione.”

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