Recensione “Bistrot Mezzaluna” di Gabriele Ludovici

 

Lusineh e Nicò, poi Avelino e Micol. Quattro esistenze che si sfiorano, si incrociano e attraversano mezzo secolo di storia tra le mura di Castel Fulica. Un borgo medievale che rifiuta il vicino mare, un luogo caratterizzato da un finto candore demolito dall’eclatante episodio avvenuto durante le elezioni comunali del 1969. Alla fine degli anni Sessanta, Lusineh sogna di aprire un bistrot assieme al marito Giorgio; i soldi non bastano e la soluzione individuata dal giovane non è delle più tranquillizzanti. Nicola è il rampollo di un’agiata famiglia di sarti e con incoscienza rincorre velleità politiche in cui non crede fino in fondo. Qualche decade dopo troviamo Avelino, un attempato cuoco avvolto da una soffocante spirale di mediocrità, e Micol, una ragazza che fatica a costruirsi una dimensione al di fuori delle proprie paranoie. Nella cittadina lo scenario del 1969 pare destinato a riproporsi – anche per chi non l’ha vissuto – e porta i quattro protagonisti a muoversi su un terreno comune, in un ventaglio di motivazioni che vanno dal riscatto personale alla ricerca di una prospettiva che, una volta per tutte, possa liberare Castel Fulica e loro stessi dagli spettri del passato.

 

Castel Fulica, un Bistrot da rimodernare, sogni in quelle quattro mura, aspirazioni, fatiche e spettri tra i quattro protagonisti: Lusineh, Nicò, Avelino e Micol, proprietari, cameriera, chef.

Tutto ruoterà intorno a menù, portate, comande, tavoli e clienti, un paese dimenticato da tutti, un locale da portata agli antichi splendori.

È stato un libro fuori dal comune, una trama fitta, protagonisti che raccontano la loro, la routine inconsueta del locale, protagonisti che, tra antipatie e simpatie, tireranno avanti per portare fama e lustro al bistrot.

Non l’ho apprezzato particolarmente, anche perché non ho capito il fine, una lettura a sé, semplice, senza una meta precisa, sembrava un diario di bordo di un locale che stenta a partire, trama pregna di politica, di storielle di paese, di una quotidianità irrisoria.

 

 

 

firma Claudia

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