Recensione “Affliction” di Jenika Snow

 

 

Prima di Cameron, non avevo mai conosciuto la vera oscurità… e non l’avevo mai desiderata così disperatamente.

Avevo lasciato che il mondo si abbattesse su di me e mi trascinasse a fondo, al punto che niente più aveva senso. Forse era quello il motivo per cui ora mi ritrovavo in quel casino? Forse era quello il motivo per cui mi ritrovavo con un uomo che ero sicura potesse salvarmi da un destino peggiore della morte. Anche se stare con Cameron e dargli fino all’ultima parte di me, l’unica parte che valeva qualcosa, ovvero il mio corpo, avrebbe potuto distruggermi, dovevo sopravvivere.

Signore della droga. Boss del crimine. Assassino. Avrei dovuto temerlo, inorridire di fronte a ciò che voleva da me, e da chi era. Ma, al contrario, mi sono ritrovata a volerlo accontentare, a volerlo compiacere, offrendomi completamente a lui.

Perché solo in quel modo potevo controllarlo.

Dal suo trono, Cameron Ashton regnava sul mondo della criminalità, della violenza e della depravazione. La sua spada era una pistola, e l’apatia il suo braccio destro. Sapevo che era pericoloso, che mi avrebbe spezzata senza pensarci due volte, ma era la mia unica possibilità, l’unico modo per sopravvivere.

Possessivo e maniaco del controllo, affermava di possedermi. E aveva ragione… possedeva ogni parte di me. L’oscurità in lui scorreva molto più potente e in profondità di quanto avesse mai fatto dentro di me. Forse, non eravamo poi così diversi. Forse, rinunciare al controllo per darlo a Cameron, offrendogli la mia stessa anima, rendeva me quella potente tra i due?

Forse, alla fine, sarei stata io a possederlo.

Che sia un dark, un mafia romance o giù di lì, qualsiasi libro del genere crea suspense e mette adrenalina in circolo e questo non è certo da meno.

Inizia già col botto: la protagonista si immischia in debiti da risarcire, una vita sempre in bilico, anzi piuttosto in declino e poi il debito passa nelle mani di Cameron, per aver salva la vita.

“Ero da sola, completamente. Ventidue anni e niente più che il guscio di una donna, un recipiente vuoto a cui non era destinato nulla di buono.”

Tutto sembrerebbe un enorme cliché. Lei disperata, lui il boss. Ma la ritmicità della scrittura, i dialoghi ben costruiti e i protagonisti che, con la loro giusta ombra, svelano lentamente la vera immagine, crea quel libro con il tocco in più.

“Ho la sensazione che tu sia la mia debolezza… Sono un uomo con un passato che non vuoi conoscere… Volevo tenerti con me, averti vicina, provvedere a te. Ma persino un bastardo come me sa che il mio mondo è troppo tossico per te.”

Da un vuoto nella vita a qualcosa di velenoso e tossico, ecco cosa riserverà la vita a Sofia.

“Cosa vedi quando mi guardi? – Vastità… sei il mio oceano.”

firma Claudia

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