Recensione “Adam” Lucia Moreschi

A New York, lo psichiatra Adam Myles Nolen tenta di fare il proprio dovere senza lasciarsi travolgere dal vissuto delle persone che ha in cura.
Victoria Williams, una sua paziente, viene trovata morta e Adam scopre di essere il principale sospettato.
A peggiorare la situazione grava su di lui anche il sospetto di aver causato la morte di un altro paziente.
Un thriller psicologico suggestivo, dove realtà e fantasia sono in bilico sul filo del rasoio

Ellen Amy Madson, giornalista investigativa che indaga su questi crimini, non riesce a mantenere il giusto distacco professionale. Si innamora di Adam sebbene tutte le prove sembrino portare a lui.
Con l’avanzare delle indagini il confronto tra i due diventa inevitabile e alla fine nulla rimarrà intatto.
Un romanzo intenso, tortuoso, affascinante. Una donna fragile ed incredibilmente forte, una New York pulsante e in costante mutamento e
una storia che non dimenticherete facilmente

 

Adam di Lucia Moreschi è uno di quei libri che definirei “Dottor Jekyll e Mister Hyde”. E mi spiego subito: ho provato due sensazioni completamente differenti nel leggere la prima parte del romanzo e nel leggere la seconda.

Ritengo che la seconda parte del romanzo sia avvincente, oscura, dalle tinte fosche. Le atmosfere delineate dall’autrice sono vivide e al lettore pare quasi di trovarsi davanti al teleschermo: assiste a un vero e proprio film tanto è facile immaginarsi i personaggi ed essere coinvolti dai colpi di scena. Mi sono ritrovato più volte, per esempio, a immaginare il modo in cui alcuni dialoghi sarebbero stati recitati o ai cambi di camera per sottolineare la sorpresa della svolta imprevista alla trama.

 

La prima parte del romanzo, invece, mi ha convinto meno. Il mio primo approccio ai personaggi non è stato entusiasmante. Ho avuto l’impressione che rientrassero troppo in alcuni archetipi e che i relativi dialoghi ricadessero un po’ nel cliché. Alla fine della lettura, mi sono ritrovato a pensare che l’autrice non vedesse l’ora di arrivare al finale e svelare l’idea (piuttosto vincente) che stava alla base del romanzo. Idea di cui non vi svelo alcunché perché sarebbe uno spoiler troppo grande e precluderebbe a qualsiasi lettore la possibilità di rimanere stupito dalla storia della Moreschi.

 

Tuttavia, non posso che spendere parole positive per lo stile di scrittura dell’autrice, la cui cifra stilistica è, a mio modo di vedere, l’esattezza. Un registro ampio, preciso, in grado di definire ogni situazione e descrivere ogni cosa con esattezza, evitando il tremendo horror vacui da cui dovrebbe scappare ogni scrittore maturo.

 

Nel complesso, Adam è un romanzo originale, suggestivo e – come già anticipato – dalle atmosfere vivide e ben definite. La storia richiederà l’attenzione del lettore che, se si affiderà del tutto all’autrice e si lascerà assorbire dal mondo quasi onirico delineato in questo thriller psicologico, potrà godersi un finale a effetto.

Che dire di più? Se cercate un libro in grado di stupirvi e sorprendervi, Adam può essere la scelta giusta.

 

 

Giovanni

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