Intervista a Monica Maratta

 

 

 

 

intervista

–      A CHE ETA’ TI SEI APPASSIONATO ALLA LETTURA?

–      Mi sono appassionata alla lettura dalla prima infanzia, un amore che mi hanno trasmesso i miei genitori.  I libri sono trattati come oggetti sacri in casa mia, ne ho profondo rispetto e cerco di trasmettere questo sentimento ai miei figli.

–      QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

–      Nasco come una forte lettrice di saggi storici e solo da quasi due anni ho cominciato a scrivere anche se era una cosa che avevo sempre desiderato fare.

–      COME E’ NATA LA DECISIONE DI INIZIARE A SCRIVERE?

–      E’ nata un giorno di quattro anni fa. Era estate e mi trovavo sola in casa a studiare per un concorso di educatrice di asilo nido, che è il mio primo mestiere. Stanca, ho chiuso i libri e con la mente ho cominciato a fantasticare sulla trama di Cuore indiano.

–      COME NASCONO LE STORIE DI CUI PARLI? A COSA TI ISPIRI?

–      Nascono tutte dal mio amore profondo per la storia. Mi ispiro sempre a un fatto che mi ha colpito e che poi romanzo aggiungendo la parte fantasiosa oltre al lavoro di documentazione.

–      MOLTI AUTORI SOSTENGONO CHE MENTRE IL RACCONTO PRENDE FORMA SONO I PERSONAGGI STESSI CHE TI PARLANO E TI INDICANO LA STRADA DA SEGUIRE… SENTI ANCHE TU LE VOCI NELLA TESTA?

–      Si, sempre. I personaggi sembrano prendere vita propria, ognuno con il suo carattere ed è una cosa fantastica perché la penna scivola da sola sul foglio riempiendo le pagine.

–      COME HAI CAPITO CHE IL TUO GENERE LETTERARIO ERA QUESTO?

–      Il mio genere è il rosa/storico o lo storico puro. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per la storia e il mio lato romantico e sognatore ha aggiunto la componente rosa nei miei romanzi.

–      QUANDO LEGGI UN LIBRO, NEL DARE IL TUO GIUDIZIO TI PONI COME SEMPLICE LETTORE O COME SCRITTORE?

–      Credo più come lettore, perché spesso leggo autori come Moravia, Morante, Maraini e simili dai quali sento di dover imparare molto. Avere un occhio critico nei loro confronti mi sembra quasi un reato.

–      COSA PENSI A RIGUARDO DELL’ANNOSO DILEMMA C.E. VS SELF?

–      Per me non è un dilemma. Sono una scrittrice ibrida e amo pubblicare sia con le ce che in selfpublishing. Ognuna delle due modalità è un prezioso strumento da sfruttare.

–      COME VEDI IL TUO FUTURO DI SCRITTORE? RIMARRAI FEDELE AL TUO GENERE O HAI VOGLIA DI SPERIMENTARE CON QUALCOSA DI NUOVO?

–      Sono sicura che prima o poi sperimenterò anche il rosa contemporaneo perché amo spaziare. Alcuni però non sono il mio genere e non saprei come rapportarmi nei loro confronti : il giallo o il fantasy ad esempio.

–      TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL E’ QUELLO CHE HAI AMATO DI PIU’ E PERCHE’? CE NE PARLI?

–      Una mamma  non può dire di amare più un figlio di un altro. Ognuno dei miei tre romanzi mi ha dato molto. Sono diversi tra loro sia per la trama che per il periodo storico.

–      CHI SONO I TUOI AUTORI PREFERITI? QUALI QUELLI CHE TI HANNO ISPIRATO MAGGIORMENTE?

–      Un autore contemporaneo che apprezzo molto e che mi ha ispirato per “Come fiori tra le macerie” è A.Pennacchi con il suo “Canale Mussolini”. Adoro Moravia con “La ciociara” e anche Elsa Morante con “La storia”. Per me sono dei mostri sacri da cui imparare tanto.

–      UN CONSIGLIO SPASSIONATO AD UN AUTORE EMERGENTE?

–      Bisogna farsi trasportare solo dalla passione e l’amore per la scrittura partendo dal presupposto che la strada è tutta in salita ma non arrendendosi mai! Raccogliere ciò che sembrano pochi frutti come se fossero qualcosa di prezioso e farne tesoro per andare avanti con ostinazione.

–      CI RACCONTI QUALCOSA DI CURIOSO SU TE STESSO?

–      Sono quella che a Roma si dice “la gattara”. Vivo con sette gatti oltre la mia famiglia. Ho fatto crescere i miei bimbi con gli animali, ho permesso loro di dormire con il micio sul letto e ne sono fiera perché noto che sono dei bambini sensibili agli animali.

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