Doppia recensione “La lettera dell’amore perduto” di Debbie Rix

 

 

 

 

Italia, 1959. Rachael è una giovane vedova con una bambina piccola. Dopo essere fuggita dai tumulti dell’Ungheria, ha trascorso alcuni mesi difficili in un campo per rifugiati. E adesso non ha nessun posto da chiamare casa. Quando il destino la porta nella soleggiata isola di Sant’Antioco, in Sardegna, Rachael comincia a sperare in un nuovo inizio. Il mare cristallino e la luce incantata delle scogliere, infatti, potrebbero dissipare le ombre del suo passato e riuscire persino a farle trovare il coraggio di amare.

Inghilterra, 2016. Sophie ha un marito affascinante, una bella casa e una carriera avviata come antropologa. La sua unica preoccupazione è quella di non riuscire ad avere un figlio, cosa che rischia di mettere in crisi il suo matrimonio. Nel tentativo di distrarsi, cerca conforto nei suoi ricordi d’infanzia, frugando tra le cose della sua adorata nonna Rachael. E così un pomeriggio trova un bellissimo braccialetto, conservato insieme a una lettera. Sophie ancora non lo sa, ma uno straordinario viaggio nel passato sta per cominciare.

Ecco il genere di libri che più amo, un presente e un passato che si sovrappongono e si rincorrono nonostante gli anni a separarli.

Una scelta nel passato che si ripercuote in quel presente pieno di lacune, il tema affrontato è abbastanza forte, una gravidanza che non arriva, una coppia in crisi per l’ossessione di un figlio, e le certezze che vacillano ai primi ostacoli.

Rachael e il suo cuore sempre compromesso, un lutto inaspettato, una fuga dalla sua città natia, la riscoperta dell’amore e si ritorna a fuggire, infine sembra esserci il per sempre ma il destino ha in serbo per lei ancora lacrime e crisi.

Di contro troviamo Sophie e la sua eterna ricerca di famiglia, la sua voglia di essere madre e il suo annullarsi come moglie.

Tra le pagine si toccano con mano le mille sofferenze che il cuore umano potrebbe mai sopportare, lutti che si susseguono, una rincorsa contro il tempo di quel lieto fine, la speranza che non vuole morire ma che riesce a tacere per un bel po’.

Oddio, mi sto divulgando molto sulle sensazioni di questo libro, ma è stato così bello che le parole non bastano a racchiuderlo, immagini ed eventi che si susseguono e tu che urli a quel destino ingrato.

Durante il romanzo si alternano le storie di Rachael e di Sophie, dove l’ultima è la nipote della prima.

Conosciamo Rachael quando è solo una ragazza, orfana di madre, che rinuncia alla propria istruzione per badare al padre, professore di archeologia a Budapest. Lui, il padre che tutti vorrebbero: dolce, buono e affezionatissimo alla sua unica figlia, pensa sempre a cosa la può rendere felice. Vediamo la crescita di questa ragazza da quando è poco più che una ragazzina fino a quando diventa una donna adulta, con un passato drammatico alle spalle, uno di quelli che ti fanno chiedere come sia possibile che sia diventata quella meravigliosa nonna di cui tutti parlano.

Quando conosciamo Sophie, invece, veniamo catapultati nella sua ossessione di avere un figlio. La sua vita viene fagocitata da quell’unico pensiero fisso. Quando è Sophie a parlare, il romanzo diventa pesante e prende talmente tanto da spingerti in quel vortice di autocommiserazione, depressione e mania che stiamo male anche noi lettori.

Le due storie sembrano essere agli opposti, sembrano avere poco in comune, non fosse che sono due donne forti, anche se appaiono deboli, entrambe con una vita più complicata di altre ma che prendono quello hanno e lo trasformano nella loro forza, nella base della loro esistenza.

I protagonisti prendono forma e ci raccontano la loro vita attraverso sensazioni, stati d’animo, catastrofi e tanta speranza.

Devo dire che ho preferito la storia di Rachael, per quanto drammatica, non è monotematica come la vita di Sophie.

Darò il punteggio alla recensione per tutte le sensazioni che mi ha provocato, per i sorrisi che mi ha fatto spuntare e per le lacrime che sono scivolate silenziose lungo le guance. E per quel sentimento di confusione che mi ha lasciato.

firma Claudia

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