Doppia recensione “Il mistero della bambina risorta” di Vincenzo Malavolti

 

 

 

Il 30 settembre 1963,in un piccolo paese di collina,durante una serata di festa,alla vigilia del suo primo giorno di scuola,Marina,una bimba bellissima,muore improvvisamente,gettando nello sconforto la sua famiglia.

Quarant’anni dopo,alla mezzanotte di quello stesso giorno,il suono di un campanello rompe il silenzio della casa nella quale aveva abitato.

Una storia dagli aspetti tenebrosi e teneri,avvolta nel più profondo dei misteri.

All’inizio si ha questo perfetto quadretto famigliare sereno, che verrà poi lentamente devastato e colpito da una serie di omicidi misteriosi.

La scomparsa della piccola Marina di 6 anni è il primo omicidio a travolgere la famiglia.

Dopo quarant’anni, lo stesso giorno in cui è morta la bambina scomparsa, Marina ricompare nella vita delle restanti componenti della famiglia, ossia sua sorella maggiore e sua zia, e rimane con loro solo tre giorni.

Tre giorni in cui la razionalità si confronta con i fenomeni sovrannaturali, dove religione e ateismo si scontrano brutalmente, tant’è che non si riesce a capire se quello che vivono i nostri protagonisti sia del tutto reale o solo un lunghissimo incubo.

Un romanzo breve ma intenso, misterioso, descritto con una scrittura coincisa, che mantiene un ritmo calzante, anche solo riportando le date all’inizio di ogni capitolo, tipico di un horror.

Un horror surreale, malinconico, avvolto nel mistero più profondo.

firma Claudia

Quello che ci disturba della vita è la consapevolezza che, prima o poi, conosceremo sua sorella gemella, signora morte.

Ed è una figura pregna di significati, depositaria di arcane paure, di terrori infantili collegati con quella sensazione di impotenza davanti al buio. Rappresenta il senso di smarrimento che ci pervade quando pensiamo ad una fine. Che la vita abbia una data di scadenza, lo dobbiamo accettare. Ma se pensiamo profondamente alla morte non possiamo non farci delle domande: cosa ci riserva?

Cosa si cela dietro il velo che ricopre l’oscura signora?

Nulla, nuovi inizi, o semplicemente un mistero insondabile?

Ogni volta che questo evento ci tocca, le domande tornano a assillarci. E così è stato per il nostro autore. Ancor più allarmante è quando la falce si posa sulle teste innocenti di bambini, creature che sono davvero il momento più fecondo di signora vita.

E allora non solo ci angosciano le domande, ma ci angoscia pure quella sottile voce che ci sussurra…forse Dio non esiste. E se non esiste Dio, non c’è forse una vita dopo la fine. E se non abbiamo speranza, cosa si vive a fare?

Ecco che questa girandola di pensieri si riversa sulla trama di un testo dalle mille sfaccettature che vuole essere un horror, ma anche un modo per darsi una spiegazione. Il mistero della bambina risorta racconta una vicenda che è alla fine molto vicina a noi, che ascoltiamo troppo spesso al TG, fatta di morti strane e impossibili, quelle senza un perché e senza una vera scelta. Sono bambini. Sono il momento più alto della realizzazione del progetto divino, energie in crescita, incapaci persino di abbracciare il pericolo della trasgressione. Il nostro autore allora delinea con una trama apparentemente basilare, una narrazione in cui ognuna delle domande che mi sono posta trova il suo spazio e forse è il mezzo con cui la tensione inizia a crescere fino all’ultima pagina. Intesse una storia che parte dalla banalità di un evento anche gioioso, che, come a volte accade nella vita, si trasforma in tragedia. Ma la tragedia viene quasi dimenticata tra le falde del tempo. I protagonisti si rassegnano all’ineluttabilità delle decisioni di signora morte. Al destino che gioca le sue carte e ci fa apparire tutti dannatamente fragili… Eppure…Le certezza si sfaldano di fronte a uno strano ritorno. La morte viene gabbata.  Apparentemente gabbata almeno. Perché la maledizione del revenants non può essere spezzata…Chi passeggia per i campi elisi non è più l’essere vivente che ci conosceva. E’ altro. Forse maligno. Forse semplicemente arrabbiato. E cosi la tragedia che sembrava essere svanita all’alba compie il suo ultimi percorso.

Il libro risulta essere scritto con uno stile che dà molto risalto alle atmosfere e ai piccoli dettagli, sono in fondo loro a dare la connotazione oscura in ogni ghost story. Un solo dato, però, mi lascia perplessa.  I fili intessuti, scelti con attenzione e con una certa dose di maestria vengono lasciati pendere dall’arazzo, che risulta pertanto incompiuto, poiché non si è avuta la volontà, la pazienza o l’intenzione di creare un arazzo. Il quarto è a metà. Molte delle domande che scaturiscono nella vicenda restano senza risposta. Scelta dell’autore?

Fatto sta che non si sa bene cosa sia davvero la bambina risorta. Se un ombra oscura o soltanto un bizzarro sogno.

E forse è quello che ci spaventa di più…il non sapere.

Il non detto.

L’incompiuto.

Come se, in fondo, chi desidera svegliarsi dall’eterno sogno, infranga il proprio destino e diventi un elemento disgregatorio. Come se il caos non possa far altro che produrre altro caos.

Un libro sicuramente agghiacciante, ma che lascia un po’ l’amaro in bocca. Quello che però stranamente, ti porta a non lasciare che il libro svanisca dentro di te non è altro che l’ultima dolorosa parola.

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