Doppia Recensione “Il conte di Long Island di JD Hurt

 

 

 

L’ho vista in culla e subito con lei si è creato un legame. All’epoca mi chiamavo Tony Mancuso. Ero solo un piccolo delinquente desideroso di scalare le vette della mafia newyorkese, ma volevo aiutarla. Tenerla con me, proteggerla per sempre. Non sapevo che quel legame sarebbe diventato un mistero che mi avrebbe condannato alla prigionia per diciassette anni, distrutto nel corpo e nell’anima. Ora sono tornato; il mio nome non è più Tony. Io sono il Conte di Long Island e devo dipanare quel mistero per potermi vendicare.

Lei si chiamava Camille. Adesso è Rose; un frutto proibito. Ma il suo nome non conta più e neppure la giovane età, perché è diventata la piccola parte di una realtà molto più grande. La guerra contro i clan di New York.

Da bambina la mia vita era una musica che suonava sempre più lieve. Mi limitavo ad esistere. Mia madre, mio nonno, il mio clan scandivano ogni minuto del mio tempo. Mi dicevano: “è colpa della Mafia. Devi rassegnarti”. Finché ho scoperto che era tutta una bugia. Allora sono scappata. Credevo che sarebbe stato facile perdermi nel mondo e capire chi sono veramente, ma poi è comparso lui: il mostro, l’adulto che vuole distruggermi. Il Conte di Long Island. Pensa di addomesticarmi, ma io sono stata prigioniera, mai ingenua. E imparo in fretta. Grazie a lui ho capito che non esiste gloria facile. Ci si deve scontrare col sangue, con le ossa. Mi chiamo Rose Capascio e ora sono pronta.

Pronta per la guerra contro il Conte di Long Island.

Prendo un bel respiro, ho appena chiuso il libro e sono “troppo” sconvolta. Fiuu.

E’ uno di quei libri che fino alla fine mi hanno tenuta in bilico nel dare la valutazione 5 stelline o addiruttura 2. Questo non per la scrittura o per errori grammaticali (a parte qualche piccolissimo refuso, la scrittura è perfetta), ma per i temi trattati, per le deviazioni mentali che ho avuto.

Voi penserete perchè? Cara non è stata mai combattuta in questo modo, ma adesso si.

Detto questo, ho palesato la mia attuale situazione.

Non è il primo mafia-romance che leggo, sono amante del genere, amo tutto ciò che sia del genere, soprattutto se si avvocina al dark, come questo.

Ma sono letteralmente sconvolta.

Sono siciliana “vivo” nella mafia, respiro mafia, vedo mafia, certo non a questi livelli, adesso si parla di “mafia muta e surda”, ma conosco il genere, conosco quello che ci si aspetta della mafia, conosco la mente e soprattutto il cuore.

Questo romanzo tiene in bilico cuore e mente del lettore, per la storia, per i protagonisti, per gli sviluppi, per le tematiche trattate.

Tony e il Conte, Camille, Rose e Lolita, tutto è collegato, tuttaìo a un cuo perchè, tutta ha una origine, una sua storia.

“Si parla sempre del fuoco dell’inferno, ma se il diavolo esiste deve essere questo. Una creatura oscura fatta di ghiaccio… L’orrore sul tuo viso è bello in maniera distorta. La cattiveria nel tuo animo copula col mio odio.”

Ti sconvolge perchè ti fa oltrapassare la linea del giusto e dello sbagliato, del concepibile e dell’inconcepibile, e soprattutto del bene e del male, e se la scrittura e la bravura dell’autrice ti riesce a far oltrepassare quella sottilissima linea di confine e guardare con occhi diversi il male, il reato, il peccato, ecco che sei dentro la storia, vivi, respiri, leggi, ami, ti arrabbi per quella storia, dannata o celeste che sia.

Mi ritrovo così immersa nel peccato, e vuoi peccare, vivi il male, lo assapori, e quelle violenze, quelle assurdità, quei peccati li vuoi ugualmente.

“Vinci sempre tu. In fondo per te è solo un gioco. – Non è mai un gioco quando vinco con te. – Allora cos’è? – Un patto tra il leone e la gazzella. Per una volta il leone ha bisogno del morso della gazzella.”

Ho reso l’idea?

“Mi regalerai il tuo dolore? – se mi darai il tuo.”

Ho odiato il protagonista e sono riuscita ad amarlo con uguale intensità, ho odiato la fragilità della protagonista, ma ho anche capito, che anch’io avrei agito ugualmente.

Per chi non ama il genere mi prenderà per folle, ma vi assicuro alla fine del libro tutto mi è sembrato così giusto, tutto mi sembrava perfetto. Non guardavo più con occhi “da critico”, ma con occhi di un lettore immerso nella storia.

“Mi ami Tony? – Sono troppo cattivo per poter amare. L’amore è per i buoni. Il mio volerti non è amore. E’ il cancro di non riuscire a lasciare la presa. Con te entro ed dall’adrenalina almeno un milione di volte al giorno. – E’ malato, fa paura. Non è un sentimento. – E’ morte. – Benissimo, allora muori con me.”

E da qui è tutto un susseguirsi di sparatorie, gangster, Mr Destino, Capascio e Cattari, di torture atroci rivendicate e rivissute, di verità che sconvolgono e di tante bugie ancora da scoprire.

Ci sconvolge anche leggere della definizione di Amore: Perdita, ci sconvolge sapere che l’amore ti assassina e si impone sul dolore, ci sconvolge scoprire tutte quelle macchiavelliche verità.

“Non chiudere mai un libro prima di conoscere il finale. Potrebbe stupirti.”

I mafia romance sono spesso libri molto crudi e violenti, dove però può sbocciare l’amore che tuttavia non è mai tenero e romantico, bensì duro, passionale e malato. Questo romanzo non si discosta dal genere e mantiene tutto quello che promette.

Chi cerca amore e dolcezza è meglio che li cerchi altrove.

Molti sono i personaggi messi in campo fra queste pagine e tutti fanno parte in un modo o nell’altro dell’ambiente mafioso ma due soli sono i protagonisti: Tony/il Conte e Rose.

Del primo impariamo subito a conoscere i disagi in cui è nato, la rabbia che lo culla fin da bambino e le grandi sofferenze che ha dovuto subire. La seconda invece la conosciamo come la giovane figlia di una spietata assassina, nipote di un boss della mala di New York che cresce da reclusa nella villa di famiglia. Un fiore, come indica anche il nome, vissuta sotto una campana di vetro.

Quando però Rose scappa e Tony la intercetta le loro vite cambiano. Si odiano, si usano, si fanno del male e, a modo loro, si amano. È un amore malato e tormentato, alimentato da odio represso e sangue sputato da tante, troppe famiglie.

La storia è molto articolata e complessa, la parte di “spiegazione” finale l’ho trovata lunga e macchinosa ma aveva un suo perché. Tutti i personaggi che si incontrano infatti sono legati fra loro con degli intrecci misteriosi che vengono via via svelati con colpi di scena a ripetizione e solo alla fine si farà un po’ di luce in una narrazione oscura, dark, ricca di violenza e paura.

Consigliato agli amanti del genere, difficilmente impressionabili e che cercano emozioni forti.

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