I Morti di Loraille non hanno pace. Artemisia si sta addestrando per diventare una Suora Grigia, una monaca che prepara i corpi dei defunti affinché le loro anime possano trapassare; in caso contrario, rimarranno in questo mondo come spiriti assetati di vendetta. Artemisia preferisce avere a che fare con i morti piuttosto che con i vivi: almeno i cadaveri non fanno domande su quella strana ragazza che è stata posseduta da uno spirito violento. Quando il convento si ritrova sotto la minaccia di un esercito di posseduti, Artemisia li combatte risvegliando un antico spirito, intrappolato nella reliquia di Santa Eugenia. È un redivivo, un essere malvagio che le entra nella mente. Controllare il suo enorme potere sta consumando Artemisia nel corpo e nell’animo. Solo una vespertina – una sacerdotessa capace di maneggiare le antiche reliquie – potrebbe aiutarla. Peccato che l’era delle vespertine sia tramontata, e la loro sapienza perduta per sempre. E mentre Artemisia tenta di venire a capo di quel mistero fatto di sante, segreti e magia nera, un male antico si dispiega. Quante possibilità di fermarlo ha una ragazza inesperta, già impegnata a tenere a bada il redivivo?
Artemisia: posseduta in fasce da uno spirito, segregata in un capanno da bambina, ceduta ad un convento da ragazzina, la sua aspirazione più grande? Passare la vita somministrando i riti di morte ai defunti per la salvezza delle loro anime.
La vita nel convento, praticando per diventare una Suora Grigia, potrebbe non essere la massima ambizione per una giovane donna, ma non per Artemisia; lei ha subito la possessione di un cinereo sin da neonata, la sua infanzia è stata problematica, una creaturina dalle mani deturpate dal fuoco abbandonata a sé stessa.
“da neonata difficile e urlante ero diventata una bambina piccola che mordeva e graffiava come un animale, spinta da capricci strani e violenti che loro non capivano”
Una vita solitaria e priva di interazioni, ecco perché la giovane si trova più a suo agio con i morti che con i vivi. Ma la Signora le aveva concesso la Vista, gli alti ranghi si accorgeranno che questa ragazza schiva è depositaria di un potere che però lei preferisce ignorare, rifiutando l’istruzione specifica che le consentirebbe di gestirlo.
Durante un attacco al convento da parte di un esercito di dannati, Artemisia viene posseduta dallo spirito di un redivivo intrappolato nel reliquiario di Santa Eugenia e, da quel momento, la convivenza con lo spirito malvagio diverrà la cosa più vicina a un’amicizia che la ragazza abbia mai provato.
Inizierà il loro viaggio che li vedrà collaborare contro la minaccia di colui che sta praticando la magia antica, cercando di conoscersi per sopportare meglio questa simbiosi.
“eravamo nemici trasformati in compagni di cella, legati dalle stesse catene”
Il tono della narrazione sfocia spesso nell’ironico, soprattutto durante le conversazioni fra un redivivo che non trova esaltante vivere nel corpo di una monaca,
“Continua a pregare orrida monaca”
e la ragazza che, invece, per la prima volta, riesce a provare quasi affetto per qualcuno.
La macabra ironia del redivivo è stato motivo di grande fascino, devo ammetterlo, e la scontrosità di Artemisia la porta ad essere così lontana dalle eroine comuni da avermi conquistata: una misantropa che ci tiene a salvare la gente, ma che non sopporta di parlare con loro!
Nonostante la sua riservatezza, la ragazza si troverà circondata da persone che, vuoi per amicizia o adorazione divina, la sosterranno e aiuteranno a combattere il male.
È stata una bella lettura che mi ha ricordato il “rapporto mentale” fra la protagonista di One dark window e il suo “incubo” ma anche quell’atmosfera di monaci guerrieri alla Kristoff.
Il word building ci ricorda una società medievale dove la religiosità è tinta di rosa, dalla Signora come essere supremo, alla Divina come rappresentante in terra, oltre alle varie figure che costelleranno la vita di Artemisia.
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