Recensione “UOMINI DEL RE” di Elizabeth Kingston

 

 

 

 

 

 

La fama di Ranulf Ombrier per la sua abilità con la spada è pari solo alla sua notorietà come assassino prediletto di re Edward I. Le sue azioni gli hanno fatto guadagnare terre, un titolo e una pessima reputazione. Ma inizia a temere per la sua anima e segue la sua coscienza fino alle terre selvagge del Galles.
Gwenllian di Ruardean, da fanciulla, è stata maritata per procura, solo per ritrovarsi vedova prima ancora di incontrare il suo sposo. Ha evitato di fare la vita di una dama, studiando invece le arti della guerra, del combattimento e della guarigione, arte quest’ultima che usa per curare le ferite di Ranulf. Salvare la vita del suo nemico, però, ha delle conseguenze e, ben presto, Gwenllian e Ranulf si ritrovano coinvolti in pericolosi intrighi, scoprendo anche un sorprendente e intenso desiderio reciproco.
Ma nemmeno l’amore conquistato a fatica può prosperare, quando la lealtà è divisa e venti di ribellione spazzano la terra.

In questo romanzo storico i protagonisti ci sorprendono per la loro particolarità. Ranulf è un uomo del re, di un re che non si fa scrupolo ad utilizzarlo per i suoi scopi politici, confidando nella sua fama di assassino. Ma ormai questa condizione gli pesa sul cuore da troppo tempo, figlia di realtà non svelate e sentimenti repressi troppo a lungo. Ranulf si vede ormai prossimo ad abbandonarsi al vuoto, ma il suo spirito si aggrappa disperatamente ad un angelo redentore.

L’angelo altri non è che Gwenllian, gallese non di particolare bellezza o raffinatezza; è una guerriera forgiata per difendere la sua gente dall’oppressione del re, ma che nell’affiancare Ranulf in un viaggio, scopre una se stessa alla quale non aveva prestato sufficiente attenzione.

La famiglia decide chi vorrebbe diventassimo, forgiandoci come tali, la società ci addita e decreta il nostro posto interpretando le nostre azioni: camminiamo su un confine sottile, sia in famiglia che in società, che divide la lode dall’infamia, la gloria dal tradimento, ma che non vorrebbe dar spazio alla nostra opinione. Cosa facciamo quando dallo specchio ci osserva un altro noi che non riconosciamo? Chi siamo veramente, quello che vediamo allo specchio o ciò che ci dicono che siamo?

Arriva per tutti il momento di decidere chi vogliamo essere, e l’autore ci mostra uno degli scenari possibili, utilizzando metafore e usanze storiche ci mostra come ciò che è può diventare altro, dobbiamo solo volerlo veramente.

SENSUALITA’

RECENSIONE DI

EDITING A CURA DI

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