Recensione “Una moglie da conquistare” di Simona Liubicich

 

 

 

 

 

 

Londra – Irlanda 1897

Sono passati cinque lunghi anni da quando Blaine, moglie del duca di Abercorn, è stata abbandonata quasi subito dopo il matrimonio. Lo scandalo e la vedovanza – il duca era stato creduto morto in circostanze misteriose – l’hanno provata nell’anima e nei sentimenti, rendendola dura e malfidata nei confronti del mondo.
Non può credere ai suoi occhi quando una sera a teatro lo intravede in un palco.
Un fantasma? Un’allucinazione? Ben presto Blaine si rende conto che non è così.
Damon Hamilton è tornato a casa, deciso a rimediare ai suoi errori e a riprendersi la moglie, ma dovrà fare i conti con una donna, questa volta, una donna caparbia e intelligente che non si fa più manipolare e con qualcosa di molto più grande e potente, qualcosa che nessuno dei due si rende conto ancora di provare: l’amore.

Ho letto d’un fiato il bel romanzo storico di questa talentuosa autrice italiana.

Premetto che amo molto il romance storico e ho ritrovato lo stile, i termini, le perfette descrizioni degli abiti e degli arredamenti dell’epoca, così come gli usi e modi affettati ed eleganti che rendono speciali e particolari questi testi. Quindi partiamo con un ottimo lavoro di ricerca e di stile narrativo, cui si aggiunge una scrittura fluida e molto scorrevole che agevola la lettura.

La storia è molto carina e coinvolgente: Damon, giovane uomo viziato e scavezzacollo, ha sposato la fin troppo giovane Blaine per salvarsi dai debiti. Rendendosi conto dei suoi errori e del valore della giovane moglie decide di lasciarla senza preavviso, recarsi in India e ritrovare se stesso e una posizione che renda la sua piccola Blaine orgogliosa di lui. Peccato che di questo processo volto a migliorare la sua persona Damon non abbia fatto partecipe nessuno, men che meno la diretta interessata che si ritrova sola a un mese dal matrimonio, senza sapere se l’amato marito sia vivo o morto. Il dolore per la perdita è immenso tanto che nei lunghi cinque anni a seguire Blaine ha portato il lutto e continuato ad amare chi non c’era più.

Poi un giorno Damon ricompare, pronto a riprende la sua vita, a migliorare quella della moglie e a dare un senso alla loro unione, eppure non ha fatto i conti con una donna piena di dolore e rancore, una donna ferita, una donna soprattutto, non più la ragazzina che ha sposato cinque anni prima e che lo guardava con occhi da cerbiatta.

Scoppiettanti i diverbi fra i coniugi che si amano ma non riescono a parlarsi e a capirsi a causa del grande amore che entrambi provano e il profondo dolore che uno ha causato all’altra.

Lui, troppo frettoloso nel volersi riappacificare, dovrà capire che ci vuole tempo a sanare certe ferite e tanto amore, mentre lei è troppo orgogliosa per accettare le scuse di chi le ha fatto male lasciandola alla mercé del giudizio della classe nobiliare dell’800.

Un crescendo di emozioni e di colpi di scena fino al gran finale che ho trovato un po’ troppo veloce, almeno nell’epilogo, forse perché ho amato molto il romanzo e non volevo lasciarlo andare.

Consigliatissimo agli amanti del genere.

SENSUALITA’: 

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