Recensione “Ti accompagno all’inferno” di Claudia Torresan

Quel passato doveva essere ormai morto e sepolto per il commissario Danilo Alfieri. Erano trascorsi anni dalla conclusione di quell’indagine all’ultimo respiro.

Ma il passato, quasi come fosse un essere pensante, a volte sa ripresentarsi alla tua porta quando meno te lo aspetti, con la furia di un uragano.

Un antico retaggio malato costringe i membri di una famiglia a cercare di realizzare una vendetta che si protrae da tempo immemorabile, condannando chiunque cerchi di interferire con il loro operato.

Solo un luogo potrà accogliere chi dovesse mettere i bastoni fra le ruote ai membri di questo lignaggio: l’inferno. Le sue fiamme avvolgeranno chiunque si opponga a tale volontà.

 

Una notte di dieci anni prima, a sorpresa, sparano al commissario Danilo Alfieri. Tra i tanti membri della famiglia Spina, uno era ancora sfuggito alla cattura e ne ha approfittato.

Dieci anni dopo, il ricordo di quella sera è ancora vivo nella mente del commissario. Proprio una mattina, dopo aver sognato quella fatidica sera, gli viene portato un pacco che riporta a galla tante cose. Un telefono, una minaccia e un assassino che si nasconde chissà dove.

Forse, non avevano messo in cella proprio tutti i componenti della famiglia Spina. Ma chi è l’assassino? Cosa vuole davvero dal commissario?

 

Le premesse sono ottime, la storia ci sarebbe pure… peccato che la scrittura pecchi. Mi spiego meglio: il libro dovrebbe passare sotto le mani esperte prima di un correttore di bozze e poi di un editor. Qualcuno che potrebbe far capire all’autrice che ripetere gli avvenimenti è inutile quando il protagonista di tale avvenimento racconta l’accaduto in un secondo momento. Basterebbe un espediente narrativo base.

Nel testo sono presenti dei provincialismi che, chi non è della zona di riferimento, non capisce immediatamente. Certo, ci si può arrivare, ma ne risente la lettura, già lenta di per sé.

I dialoghi sono troppo lunghi e alcuni passaggi servono solo ad allungare la storia e ad appesantirla.

 

Inoltre, ci troviamo di fronte all’assurdità di un commissario che non sa a cosa serva la polvere per le impronte che usa il collega dei RIS, per dirne una. Il suo comportamento non è realistico: non ragiona come un poliziotto, non vaglia tutte le possibilità e scarta ipotesi così, a sentimento.

Ad un certo punto risulta chiaro come il sole che stanno cercando la persona sbagliata e soprattutto, che non stanno cercando quella giusta.

 

No, mi dispiace, ma proprio non mi è piaciuto.

firma Claudia

 

1,5 stelle
1,5 stelle

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