Recensione “The Beast” di Ylenia Luciani

 

 

 

San Francisco 2019.
Che cosa succederebbe se mandassero una psicologa dalla lingua al vetriolo a girare un documentario in un carcere di massima sicurezza? E se il detenuto a lei assegnato fosse un pericoloso criminale soprannominato la bestia? Di sicuro non mancherebbero gli scontri, ma se a entrare in gioco è anche l’attrazione, allora le cose potrebbero complicarsi irrimediabilmente. Dovranno collaborare un solo mese per arrivare al loro scopo: uno sconto di pena per lui, migliaia di dollari per lei, ma il contesto denigrante, la strafottenza di lui e i mille misteri che aleggiano nell’aria metteranno a dura prova i nervi della Dottoressa. Emma dovrà scendere a patti con il suo passato, ma anche Bryce dovrà fare i conti con la sua sete di vendetta.
Cosa si nasconde tra le vecchie mura del carcere? E Bryce Reed è davvero la bestia che tutti credono? Forse non tutto è come sembra e magari i ruoli potrebbero invertirsi.
Intrighi, bugie, misteri e passione sono gli ingredienti di questo romanzo.

“Quando brami una cosa fino a farti fottere il cervello puoi arrivare a commettere gravi errori pur di ottenerla…”
Bryce Reed.

Non sto qui a criticare la storia in sé. La situazione, diciamo, è leggermente surreale: un condannato ad Alcatraz inizia una storia con la psicologa di turno, ma quello che attira di questa storia è il rapporto tra i due, quella passione dapprima respinta, in seguito alimentata che ti cattura l’anima, tenendola in ostaggio.

Bryce Reed, ovvero il numero 3455478: “Questo bastardo è così perfetto da convincermi sia Lucifero in persona, un bellissimo cherubino creato da Dio, diventato poi il Re del male… Bello e maledettamente attraente, ma è un selvaggio, un bruto, un arrogante e un pericoloso criminale.”

Emma Foster: “Quella donna è paragonabile a una sirena di Ulisse, che ti ammalia con il suo canto e poi ti distrugge, ma nonostante tutto rimane difficile starle lontano.”

Segreti e intrighi in una prigione che viene considerata una fortezza, una passione che divampa a discapito del pericolo e del senso sbagliato, dottoressa contro condannato, redenzione e giustizia contro reati ed errore.

Ma la verità deve ancora vedere la luce fuori da quelle sbarre.

Vent’anni di condanna, diciotto mesi alla fine, una sola possibilità.

Tutto è diverso da quel che sembra.

Non do’ il punteggio pieno solo perché non condivido la scelta di vita finale dei protagonisti, uno stile di appoggio alla criminalità, ma per il resto tanto di cappello alla storia, alla scrittura e alle emozioni che emergono tra le pagine.

Primo libro letto dell’autrice, che farà da apripista per mie prossime letture dei suoi libri.

Complimenti.

firma Claudia

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