Recensione “Storia di una famiglia perbene” di Rosa Ventrella

 

Anni Ottanta. Le estati a Bari vecchia trascorrono tra i vicoli di chianche bianche, dove i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e all’aroma dei sughi. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna, dai tratti selvaggi che la rendono diversa dalle coetanee: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha un modo di fare insolente, che le è valso il soprannome di Malacarne. Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi a cui è difficilissimo sottrarsi. L’unico punto fermo, negli anni tra l’infanzia e l’adolescenza, è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. L’amicizia tra i due si salda e rinforza, nonostante l’ostilità delle famiglie e i colpi bassi della vita. Finché quel sentimento, forte e insieme delicato, quasi fraterno, non diventerà amore. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda.

 

È un romanzo ben strutturato, complesso, che tratta di un’intera famiglia, raccontata dal punto di vista di Maria.

Una famiglia di Bari vecchia, fine anni Ottanta, con tutte le vicissitudini dei cinque componenti della famiglia.

Due fratelli, due genitori e lei, Maria, eterna sognatrice e diversa dagli altri.

Ha la possibilità, fin da piccola, di studiare, la sua mente aperta, giovane e promettente, una vena saggistica, e una lingua abbastanza lunga e pungente con un temperamento forte e senza paura.

Tu c’hai il sangue freddo delle lucertole. Anzi si’ sensa sagne proprio, come ‘u pulp. Tu si’ na mala carna.” Maria De Santisi, detta Malacarne, una bimba diversa fin dalle origini.

Coltiva, a discapito delle raccomandazioni e dei divieti del padre, l’amicizia con il suo compagno di banco Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari: i Senzasagne.

Amicizia che l’accompagnerà fino alle scuole superiori, quando si vedranno costretti a dividersi per motivi di studio.

Il romanzo è raccontato dal punto di vista di Maria, seguiremo la sua famiglia attraverso i suoi pensieri, i lutti che subirà, un padre severo e dispotico, una madre accondiscendente e una città in pieno sviluppo.

Gli anni trascorrono, la famiglia perde qualche pezzo importante, gli studi avanzano e la città inizia a cambiare, fino al suo ritorno nella città natale.

Ci sono vite destinate a intrecciarsi, eppure…

Un giorno mi racconterai com’è dall’altra parte.” Io ti aspetto qui.

La forza di una ragazza, il coraggio di poter cambiare il mondo, una famiglia in perenne conflitto, un’amicizia che riesce a resistere anni, che supera spazio e tempo.

Un libro che porterò dentro al cuore.

Sono molti gli aspetti che ho amato, come anche le frasi dialettali per accentuare e rafforzare il discorso esposto, il carattere della protagonista forte e caparbio, il sentimento dell’amicizia capace di superare tutto, il rancore gratuito della serie “Figli di gatti surci piglia”, un intreccio ben gestito di anni, storie, sentimenti e protagonisti.

 

firma Claudia

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