Un ragazzo finisce — per sbaglio — in manicomio, dove la sua esistenza inizia a essere tormentata dal dolore. Riesce a uscire da esso in uno stato apparentemente stabile, purtroppo però la sua vita è irrimediabilmente pervasa dal dolore emotivo e la sua anima sembra in uno stato perenne di decomposizione.
“Vuole morire, ma non riesce a farlo, poi cambia idea, vuole vivere, ma sta per morire.”
Un libro dentro il quale senti il crack del cuore e la sensazione di perdita ed impotenza che ti invade.
Un’infanzia dolorosa quella del protagonista chiuso in clinica fin da piccolo, per disabilità mentale, con un mostro da sconfiggere tra i ricordi.
Ripercorriamo il suo passato attraverso i suoi ricordi, poche pagine che sanno di vita e di morte e, proprio quando ci cerca di ricominciare a vivere, ecco che la vita cede il passo alla morte.
Passato, abusi, droga, un nome fisso e ripetuto all’infinito, Sara, e la vita che viene meno.
“È proprio nel momento in cui speri, che inizi dolorosamente a morire… Io volevo vivere, dissi. Io volevo morire pensai.”
Una doppia personalità, pensieri confusi, ricordi che assillano e una sola ed unica soluzione.
Il libro si presenta con un buon ritmo, il profilo psicologico del protagonista è ben piazzato nel testo e la scorrevolezza della storia aiuta a “digerire” il tema trattato.
Una bella scoperta questa lettura, letta per puro e semplice caso in un semplice pomeriggio libero, un’ora o poco più da dedicare e la storia riesce ad entrarti dentro.
Complimenti.
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