Recensione “Pensieri e parole” di Lily Carpenetti

 

 

 

 

 

Flavio ha tutto: una famiglia amorevole, una vita agiata e una carriera universitaria ben avviata che lo porterà a un impiego sicuro. In realtà la sua esistenza scorre tra le sbarre di una gabbia costruita dall’amore soffocante di sua madre, che lo tiene imprigionato nella piccola realtà veneta con una compagnia di amici in cui non si rispecchia.
Charles si è sempre accontentato, nella vita senza radici che gli ha presentato da sempre sua madre, ma non ha mai abbandonato ottimismo e forza d’animo. Rimasto solo al mondo e senza un soldo, è costretto a prostituirsi.
Il loro incontro avviene per caso, quando Flavio rimane colpito dalla presenza di Charles sul marciapiede, al punto da cercare un contatto. Un incontro destinato a trasformarsi in qualcosa di profondo, tanto da azzerare ogni sicurezza del figlio di buona famiglia, prima fra tutti la sua identità sessuale.
Ma la madre premurosa e ossessiva risveglia tutte le sue insicurezze, minando le basi di quel rapporto fino ad allontanarlo, forse per sempre, dal ragazzo che aveva capito di amare.

Pensieri e parole… tante parole… ma tante.

Il protagonista Flavio ha tutto ma ha una vita che non sente sua, una sigaretta dietro l’altra.
Charles, dopo la morte della madre, va al liceo di giorno e si prostituisce la sera per potersi pagare l’affitto.
Una notte i loro mondi s’incontrano; Flavio si scopre diverso e tanti tasselli della sua vita trovano la loro giusto inquadramento. Ma lui ha una madre oppressiva e ossessiva che crea in lui un conflitto tra ciò che è giusto e ciò che ci si aspetta da lui, e un padre assente, con cui a stento scambia un saluto.
Mentre Charles da lui riceve tutto (gli ha trovato anche un posto di lavoro onorevole come cameriere in un pub) non ha però carte da giocarsi se non il suo amore quando Flavio si arrende e scappa.

L’autrice da un bello spessore alla psiche dei due protagonisti, ma la lettura è a tratti lenta e noiosa. Troppi pensieri che si avvolgono su se stessi stritolando il protagonista e il lettore. Si riprende un po’ nella seconda parte del libro dove il protagonista è Charles, decisamente più leggero e meno problematico. Poi si perde nel finale.

Secondo me poteva gestirlo diversamente, ha sparso nel libro piccoli indizi su una sorta di mistero che avvolgeva Charles e il padre di Flavio ma l’ha resa veramente male.

Giustamente è solo un mio parere ma non mi è piaciuto. Sono una persona che vive con gli occhialini rosa a forma di cuore ma nella lettura (per quanto affronti temi profondi, cuore e sentimenti) faccio fatica a digerire una situazione che coinvolge consanguinei, ad esempio primi cugini… colpa della mia educazione o della mia mentalità, ma mi sembra, in questo caso, una forzatura dell’autrice. A mio parere si è persa.

 

“….

Non sapeva bene il motivo per cui era tornato. Veramente, quel motivo era Lui, ma tutto ciò che ruotava attorno al suo strano interesse gli era oscuro. Di sicuro l’ultima cosa che desiderava era fare del sesso con un ragazzino.
Fare sesso con un maschio era un atto che non aveva mai preso in considerazione. Allora, perché era lì?
Schiacciò il pulsante alla sua sinistra e rimase immobile a fissare il vetro abbassarsi, mentre Lui  si metteva in posa, con le mani sulle ginocchia, per protendersi verso la macchina.
Guardandolo direttamente, a distanza ravvicinata, rimase incantato. Non perché fosse bello. Di fatto lo era e molto. Ma lo colpirono gli occhi cristallini, su quel viso delicato, quasi da bambino. Lo colse una fitta al cuore, al pensiero del  motivo della sua presenza su quel marciapiede.
Il ragazzo sorrise e fu come se tutto attorno a loro divenisse più limpido e luminoso, lasciandolo preda di quella confusione mentale in cui stava rischiando di annegare.
«È  un po’ tardi, ma possiamo fare qualcosa in macchina.»
La voce era calda, già da uomo, senza alcuna inflessione dialettale. Continuava a sorridere e Flavio si sentì morire.
«Tardi? È appena mezzanotte, credevo rimaneste qui fino all’alba.»
Si pentì subito per quella frase così banale. Lo vide tentennare, come colto da un pensiero che non osava esprimere.
«Non sei qui per il sesso, vero? Sei quello che è passato prima con quegli stronzi che hanno fatto un gran casino.»
Temette in una reazione negativa, mentre continuava a osservare la sua espressione, che non gli pareva particolarmente contrariata. Dopo un lungo imbarazzante silenzio, l’altro sbuffò prima di sfoderare un sorriso furbetto.
«Va bene, dai. Visto che è così, puoi accompagnarmi a casa.»

…”  (cit.)

SENSUALITA’

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