Recensione “Non parlare” di Uzodinma Iweala

 

 

Due amici. Due universi paralleli che si sfiorano senza mai incontrarsi. E un segreto che, una volta svelato, minaccia di abbattersi sulle loro vite con una forza devastante.

Niru è il perfetto ragazzo americano. Cresciuto a Washington da una coppia di genitori molto presenti, frequenta con profitto un prestigioso liceo privato dove primeggia anche in ambito sportivo. Pronto a partire per Harvard in autunno, le sue prospettive sono radiose. Ma il ragazzo ha un segreto: è gay, una colpa gravissima agli occhi dei suoi genitori nigeriani e conservatori. Nessuno sa la verità a parte Meredith, sua migliore amica e figlia di due membri dell’élite cittadina, l’unica persona che sembra non giudicarlo.

Quando il padre di Niru viene a conoscenza della sua omosessualità, le conseguenze sono gravi e repentine, e Meredith, presa dai propri problemi, non si dimostra in grado di sostenerlo.

Determinati a ricostruire la loro amicizia e a realizzare i propri desideri, lottando contro le aspettative e le convenzioni che la società vuole imporgli, i due si trovano a correre incontro a una sorte insensata e violenta, che altererà inesorabilmente il corso dei loro destini.

Un libro diverso dal solito.

L’ amicizia è il tema principale e punto focale del romanzo.

L’amicizia tra Niru e Meredith,  coltivata negli anni, un’ infatuazione da parte di Meredith e il coming out di Niru che sbilancia l’equilibrio del duo.

Miru è uno studente modello, sportivo e prossimo alla frequentazione di Harvard; Meredith, compagna di studi di Niru, è innamorata e non corrisposta dall’amico.

Il coming out di Niru decreterà la fine della loro amicizia?

Sicuramente sarà uno shock per la famiglia di lui che, non rispondendo molto bene alla confessione del ragazzo,  cerca di dissuaderlo affidandolo a Padre Olumide.

La continua lotta di Niru è tra ragione e sentimento, tra giusto e sbagliato, l’abominio della diversità, il cercare di sopprimere quegli impulsi, quelle attrazioni, quei sentimenti diversi e decidere di provare qualcosa di normale.

Un malinteso decreterà la fine e, a distanza di anni, l’incapacità e la paura di parlare, porrà un punto fermo a quella “stramba” amicizia.

Violenza, chiusure mentali, accuse, solitudine, sentimenti che entrano in contrasto con un mondo che si dichiara di larghe vedute.

Abbiamo ancora molto su cui lavorare: accusare, violare o condannare gesti di affetto e qualsiasi forma di amore diversa dallo stereotipo, ci fa solo capire che di strada ne abbiamo fatta ben poca e le parole che vengono vendute o urlate non servono a niente.

Il mio punteggio non è pieno perchè ho trovato i dialoghi carenti e riportarli in terza persona senza dargli il giusto spazio ha penalizzato, a mio avviso, la lettura.

firma Anna

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