Recensione “Mi chiamo Lili Ebert e sono sopravvissuta ad Auschwitz” di Lily Ebert

 

 

 

 

Lily Ebert fu deportata a 14 anni, ed è sopravvissuta ad Auschwitz. Non ha mai dimenticato il giorno in cui, appena dopo la liberazione degli Alleati, un soldato ebreo americano le ha regalato una banconota con su scritto: “Buona fortuna e felicità”. Quel singolo gesto, dopo aver assistito all’orrore dei campi di concentramento, ha segnato in modo decisivo la vita di Lily, che si è impegnata a raccontare la verità sulla Shoah affinché non si ripetano mai più le atrocità del passato. Anni dopo, il suo pronipote Dov ha deciso di usare i social media per rintracciare il soldato, che è stato così determinante nella storia della loro famiglia. Ed è così che la popolarità di Lily è esplosa: il suo modo schietto e autentico di comunicare ha conquistato milioni di follower in rete, amplificando il suo messaggio di speranza. La storia di Lily, dall’infanzia felice in Ungheria all’arrivo ad Auschwitz, dalla morte della madre alla liberazione, è raccontata in prima persona con parole indimenticabili di speranza, coraggio, amore per la vita.

Un diario degli orrori, da una vita felice e spensierata alla reclusione nel campo di concentramento più spietato.

Un ricordo, una banconota regalata da un soldato americano scatena in Lily la voglia di ritrovare e ringraziare quella speranza donata, il pronipote Dov inizia così la sua ricerca in rete e la storia di Lily diventa “famosa”.

“Lì, gli essere umani non erano altro che numeri. Questo è quello che facevano i nazisti: rimpiazzavano di continuo le persone… Non sapevo che avevamo messo piede all’inferno, accolti dall’Angelo della morte in persona. L’uomo che decideva in modo del tutto casuale chi di noi sarebbe rimasto in vita o sarebbe morto era Josef Mengele”

Tra appelli, fame e torture psicologiche e fisiche l’incubo di Lily inizia nel marzo 1944 per concludersi a guerra finita, agosto 1945, poco più di anno che è sembrato un’eternità.

Ogni giorno era scandito dalla solita routine e sopravvivere era una lotta contro il tempo e la fame, vivere un sogno irraggiungibile.

Spogliata di qualsiasi emozione, così disumanizzata da non poter sentire più nulla.

“Non siete riusciti ad annientarci tutti. Non avete vinto e non vincerete mai. Non finchè saremo qui e ricorderemo.”

Leggere queste storie ogni volta è un colpo al cuore, ma sapere e non dimenticare, conoscere e non ripetere, amo questa parte di storia seppur cruenta e atroce, è ricca di emozioni realmente vissute, così vicina a noi, ho ancora il nonno in vita che mi racconta la paura, le bombe, la guerra e i soldati, la prigionia in terra straniera e leggere questi libri mi aiuta a capire, a sapere, a immagazzinare quante più informazioni possibili.

ELEONORA

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