Recensione “L’ULTIMA STAZIONE” di LUCIANO DAL PONT

 

 

 

 

 

 

 

L’inferno è davvero com’è descritto in un certo tipo di allegoria religiosa, un luogo immerso nelle fiamme eterne dove bruciano le anime dannate, oppure è immaginabile sulle basi della più articolata visione dantesca? O invece può assumere diverse forme e consistenze a seconda del vissuto di ciascuno, travalicando il confine tra la vita e la morte? Lo scoprirà suo malgrado Carlo Clavelli, inseguito e tormentato da un terribile ricordo che continua a riaffiorare alla sua mente insieme al ritornello di una vecchia e tristissima canzone, rendendo la sua esistenza, appunto, un inferno.

Leggo e seguo con grande interesse questo autore, capace di scrivere l’ orrore umano  e disumano in una maniera così intensa, precisa e dettagliata da riuscire ogni volta a lasciarmi senza respiro.

I romanzi di Dal Pont sono sempre una nuova scoperta, un viaggio verso l’ignoto e l’ oscurità della mente umana.

Ho inziato questo breve romanzo inconsapevole di cosa avrei trovato nella sua narrazione e, come con ogni libro di questo autore non sono stata affatto delusa, ma piacevolmente e sconvolgentemente sorpresa.

Un viaggio che ti porta al di la di ogni luogo, sempre più a stretto contatto con la tua stessa anima, con quella che pensiamo tutti di avere, senza sapere che in realtà non ci appartiene, non finché questa decide di raggiungerci e farci suoi servi.

La coscienza, quella che ti brucia da dentro l’ anima e che non puoi negare ne rinnegare, quella che ti mette davanti al dura e triste realta’.

Ciò che sei, ciò che sei stato e ciò che diventerai.

La narrazione e’ inquietante in un crescendo di suspanse e di tensione, quella canzone che si ripete quasi all’infinito, come una nenia di morte.

Un treno, un viaggio come qualsiasi viaggio fatto in treno ma con uno scorrere del tempo insolito, ignoto, misterioso ed inquietante.

Si dice che cio’ che conta in un viaggio non sia la destinazione finale bensi’ il tragitto, le persone che si incontrano durante il viaggio, i luoghi che si visitano ed i panorami che si possono ammirare dal finestrino durante il percorso. E anche qui vale la stessa regola.

Solo che ciò a cui stiamo per assistere è uno spettacolo angosciante e putrido di viscerale agonia, indubbiamente meritata seppur spietata.

Le descrizioni splatter  sono forti e danno la sensazione di sentirne il spore sulla bocca, gli odori putridi risalgono dalle narici fino al cervello.Il suono delle carni dilaniate emette un eco tormentato nelle orecchie del lettore, che vive ogni scena come se fosse realmente li, come se fosse lui l ‘artefice e la vittima di tutto cio che sta accadendo in quel preciso momento.

Una storia irreale che tratta di un argomento sociale attuale, presente, un orrore che fa parte della quotidianità di moltissime persone e a cui purtroppo forse non ci sara’ mai fine.

Non almeno fino al momento in cui si sale a bordo del mezzo che ci porterà alla nostra destinazione finale, dove ogni debito verrà saldato, dove ogni crimine verrà finalmente punito.

Scritto in maniera eccellente come ogni romanzo di questo autore che consiglio di leggere e seguire nella sua carriera letteraria. Un uomo di indiscutibile talento capace di scavare dentro l’ anima di chi legge, di chi scrive, di chi ha paura e di chi sa incuterne.

Rammento che si tratta di un racconto breve pertanto alcuni dettagli sono stai omessi non per mancanza dell autore stesso bensì per la necessita’ della narrazione breve. Ma tutto ciò che non viene raccontato e’ facilmente deducibile dagli eventi che emergono durante la storia . Alcune atrocità non e’ necessario rivelarle poiché le conosciamo tutti, ma ciò che l’ autore descrive in maniera brillante, originale ed eccellente e’ quanto basta per farci vivere l orrore.

Una storia che ti lascia un dolore dentro lo stomaco e che ti fa riflettere ,che ti fa venire voglia di essere una persona migliore, non dopo, non domani non un giorno ma ora, adesso in questo preciso istante finché siamo ancora in tempo.

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