Recensione “Lothaire” di Kresley Cole

 

 

 

 

 

Guidato dalla sua insaziabile sete di vendetta, Lothaire, il vampiro più spietato del Lore, trama per conquistare la corona dell’Orda in cambio dell’anima della sua nuova e incantevole prigioniera, Elizabeth Peirce. La vita di Ellie è stata un vero inferno, anche prima che una creatura malvagia come lui la rapisse sottraendola al braccio della morte. Anche se Lothaire ha in mente di sacrificarla, il vampiro sembra desiderare il suo tocco, la circonda di lusso e di piacere sensuale. Per cercare di salvare la sua anima, Elizabeth decide di arrendersi con il proprio corpo, e nel frattempo giura a se stessa di non cedere anche con il proprio cuore. Ma è molto più difficile di quanto pensi.

Quando il destino bussa alla porta, non c’è altro da fare se non arrendersi.

Questo è quello che ho pensato una volta iniziato il libro, quando viene descritta la situazione della giovane Ellie, la quale oltre ad essere molto povera ha avuto la sfortuna di essere recentemente posseduta dall’anima immortale della regina del sangue. Per niente intimorita, Ellie tenta in ogni modo di evadere dalla sua condizione, nel tentativo di sopravvivere, arrivando persino a richiedere un esorcismo, e ottenendo in cambio solo un bagno di sangue. Proprio ora che stava riuscendo nel suo intento di migliorare le condizioni economiche della sua famiglia, lavorando fino allo stremo e laureandosi, a rovinarle la vita arrivano Lothaire, ribattezzato da tutto il Lore “L’antico nemico” (vi lascio immaginare da soli il perchè), e Saroya, ex dea del sangue opposta da sempre all’impulso di vita rappresentato dalla sorella Lamia. A Lothaire è stato predetto che troverà la sua compagna in Ellie, e Saroya non può di certo farsi scappare questa occasione: chi si lascerebbe sfuggire l’opportunità di diventare la Sposa vampira del più pericoloso e violento uomo del Lore, il quale le ha promesso dei bagni di sangue e ben tre corone? Di certo Ellie. In effetti cerca di uccidersi più di una volta per risparmiare il mondo da questa minaccia, ma Lothaire arriva sempre in tempo per salvarla, purtroppo. Malgrado tutti i suoi sforzi, la tiene imprigionata nel suo appartamento, nell’attesa di eliminare per sempre la sua anima e lasciare spazio solo a quella di Saroya, con la minaccia di uccidere anche la sua famiglia, se solo Ellie non farà la brava bambina.

E questa brava bambina crede di star sviluppando un’inquietante sindrome di Stoccolma, perché arriva a pensare di essere il pezzo mancante del puzzle del suo carceriere, arriva quasi ad affezionarsi a lui… anche se lui continua imperterrito nei suoi piani per lasciare il suo corpo unicamente a Saroya.

In fondo, come dice lo stesso Lothaire, lei non è altro che una povera, zotica, stupida, montagnola che non potrà mai paragonarsi ad una dea del sangue… ed Ellie sarà felice di lasciarglielo credere, fino al momento giusto…

Una volta finito il libro, ho aggiunto una frase al mio pensiero iniziale.

Quando il destino bussa alla porta, non c’è altro da fare se non arrendersi e lasciarsi indietro tutti i pregiudizi legati a un’intera esistenza, iniziando a vivere sul serio, senza pensare alle conseguenze o alle convenienze.

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