Recensione “L’inferno di Ice: La rivincita di Ice” di Elle Razzamglia

 

 

 

 

 

Ci sono romanzi che si scrivono per far sognare e altri si pubblicano per far riflettere su problemi attuali, che meritano di essere trattati. Solitamente punto su entrambi gli aspetti, ma questa storia ha unicamente lo scopo di far meditare.

Da stasera, non sarò più Justice Jedd, ma Konstantin! Non ho una donna e non ho un figlio! Sono circondato da spettri e da ombre, ed è giunto il momento di regolare i conti. Ho custodito gelosamente, per anni, la mia smania di vendetta, per timore che Konstantin prendesse il sopravvento su Justice. Ma, ormai, il mostro è stato liberato e che ognuno abbia ciò che si merita! Puoi decidere se seguirmi o no, però ti avverto che, una volta inforcata questa via, non potrai tornare indietro. Semmai dovessi tradirmi o tentare di fermarmi, io ti ucciderò!

Come promesso dalla stessa autrice, la pubblicazione del secondo volume della duologia non è tardata ad arrivare, quindi eccomi qui a parlare di quest’ultimo e conclusivo capitolo.

Elle ha espresso più e più volte “Ci sono romanzi che si scrivono per far sognare e altri si pubblicano per far riflettere”, non poteva affermare il contrario con questo libro.

Ho aperto questo secondo volume con mille domande che frullavano nella mia mente, la storia di Ice mi aveva colpito, quindi ero intenta a scoprire la sua fine.

Ho divorato il libro in poche ore, scorrevole la scrittura, un po’ meno la storia, non per quello che state pensando, ma perchè tratta un tema abbastanza difficile, quindi ogni parola, seppur calibrata, ti portava negli inferi, nell’inconcepibile, nell’illogico.

Nel primo capitolo, grazie ai flashback del protagonista, avevamo intuito qualcosa del suo passato, il suo tormento, la sua unica fobia, i bambini, quest’ultimo libro ci apre gli occhi sul suo passato portandoci all’origine.

Pagina dopo pagina il mio corpo “subiva” quel passato, non tanto il dolore, ma proprio il tormento, l’inferno che ti divora l’anima, la mia mente ha iniziato a ragionare come Justice, il mio cuore era vuoto, proprio come il suo, e mi sono ritrovata immersa nella vita di  Konstantin.

Lentamente, leggendo mi stavo riappropriando della vera me stessa, nello stesso, identico istante e modo in cui Ice si riappropriava della sua vita. Per sopravvivere alle fiamme dell’inferno bisogna farsi divorare, sentire quel calore, sentire le fiamme invadere il tuo corpo, portarlo a cenere, leggera, grigia, polvere al suolo. E poi… un alito di vento, un leggero, impercettibile alito che innalza quella stessa cenere, portandola via, in alto verso la libertà.

Ho sofferto, ho faticato molto ad accettare la verità, i veri perchè e le crude risposte ad essi. Ho “arrancato”, i passi si facevano sempre più pesanti verso la fine, ho stentato la mia solita camminata veloce. Ho attraversato momenti del passato e accettato una realtà diversa, illogica, sofferta.

Ho sognato quel futuro che non riuscivo a trattenere, che come granelli di sabbia sfuggivano al mio pugno chiuso con forza. E quindi? Ho preso la sabbia e ho costruito il mio castello, non potevo trattenere i granelli, ma potevo assemblarli.

La fine è stata sofferta, ho pianto così tanto, che il condannato a morte lo vedevo nelle vesti di un angelo, e l’angelo era un carnefice, il male e il bene si scontrano e ne escono sconfitti entrambi. Volevo fermare quella lama e nello stesso tempo affondarla con rabbia, volevo chiudere gli occhi per non accettare quella verità e riaprirli invece per affrontarla, non avevo più certezze, nessuna convinzione, tutto si era mescolato e amalgamato così bene che mi sono sentita persa, proprio come  Konstantin.

Qui la fatidica domanda… ho condiviso tutte le scelte fatte dal protagonista? Beh per rinascere occorre prima morire, con la morte le certezze crollano e devi ricostruire la rinascita senza più un appiglio, dal nulla devi porre fondamenta per un futuro su un passato non più certo. E mentre il mondo va avanti Konstantin si ferma lasciando scorrere il tempo. La sua confusione, il suo dolore hanno bisogno di tempo per trovare la giusta ragione.

I colpi di scena ti lasciano di stucco, e perdi la ragione a quelle parole, rimani di sasso a quella scena, e non riesci più a vedere le cose con distacco perchè ormai ci sei dentro, vedi nascere un carnefice dalla vittima, e rinascere la vittima dalle fiamme dell’inferno, il male trionfare spavaldo nel bene, e il bene soccombere al dolore.

Ice e Joker, Konstantin e Nikodim, due vite nate dallo stesso inferno, due vite vissute nella stessa ombra, con lo stesso identico passato, con gli stessi ricordi e lo stesso vissuto, ma con un’unica fine.

“Non sono più Justice, io sono Konstantin” – “lascia stare quel ragazzino e non trattenerlo in questo mondo. E’ morto bruciato dalle fiamme di quell’inferno…”

Chiudere con il passato vuol dire anche dover rimanere ad essere quell’uomo ancora un momento, quell’istante in cui devi mettere il punto… e a volte solo la morte può dar vita ad un nuovo inizio.

Ho lasciato in questa storia un pezzo di cuore, non quello di inguaribile sognatrice romantica, ma di una donna che dall’inferno è rinata, che dal passato ha posto le basi per un nuovo inizio. Ho visto la rivincita nella sconfitta, la rinascita nella morte. Mi sembra di guardare con occhi diversi la metamorfosi di una farfalla, la “fine” del bruco per l’inizio di una farfalla.

I protagonisti di Elle sono incapaci di amare, non conoscono l’amore, non conoscono lo sfarfallio dello stomaco, nè il colpo di fulmine al primo sguardo, non fanno l’amore con gli occhi, non corrono dietro ad un treno in corsa, ma semplicemente rinascono in quei battiti incerti, in quel posto sicuro di emozioni.

“Sto scoprendo di avere un cuore e mi domando da quando ha iniziato a battere”.

“Lei è la mia oasi di pace, nel caos che mi circonda… l’acqua fresca, per un cuore che brucia, tra le fiamme dell’inferno.”

Ho apprezzato che Elle ci abbia fatto conoscere, nelle ultime battute del libro anche i punti di vista delle protagoniste femminili, ha dato voce alla parte opposta della storia, coloro che hanno subito gli atteggiamenti, le risposte, gli atti di Justice.

Per me questo è stato il libro migliore di ELLE, dove tra le pagine ha lasciato scorrere le sue lacrime, dove nei capitoli il suo cuore perdeva qualche battito, dove alla parola fine ha rilasciato il respiro trattenuto fin lì, dove il cerchio della vita non ha mai fine e per una vita che va via, un’altra inizia il suo percorso.

Grazie Elle…

RECENSIONE DI

EDITING A CURA DI

 

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