Recensione “Life changing” di Patrisha Mar

 

 

 

Marco era un atleta di successo, che aveva tutto: bellezza, fama e tante avventure soddisfacenti che appagavano il suo ego. Verona, la città degli innamorati, romantica e ruffiana, era ai suoi piedi. La vita che conduceva era perfetta fino a che, per colpa di un suo terribile errore, ha perso ogni cosa. Il mondo di Marco è ormai distrutto, e cosa resta quando la propria esistenza va in pezzi?

Quando conosce Giusy, la sua nuova vicina di casa, una ragazza solare e premurosa, per Marco è fin troppo facile trattarla male, è solo lʼennesima persona da allontanare. Peccato che Giusy non sia disposta a mollare la presa.

Ma il destino che li ha fatti incontrare, può bastare a salvare il giovane dai demoni che lo divorano? O la sua strada è segnata senza via di scampo?

Nei libri della Mar quello che prevale maggiormente è al dolcezza e la sua capacità innata di parlare di temi abbastanza difficili, lo fa in maniera naturale e spontaneo e questo la rende unica nel suo genere.

In quest’ultimo romanzo si parla dell’invalidità permanente, dovuta a una distrazione alla guida da parte del protagonista, Marco, che rimane cieco a seguito di un incidente automobilistico, grande atleta velocista vedrà cambiare la propria vita.

Conoscerà per puro caso la sua vicina “impicciona” Giusy, trasferita a Verona per lavoro, andata ad abitare nella porta accanto.

Tra appuntamenti in terrazza, stile “solito posto, solita ora”, la lettura di grandi classici, uscite in centro, la loro amicizia diventerà lentamente amore.

Fidarsi dell’altro. Sentirne la mancanza. Appoggiarsi a quel braccio amico. Vedere attraverso i suoi occhi.

Un amore non travolgente dalle prime battute ma che nasce lentamente, come diretta conseguenza del semplice esserci.

Amare una vita diversa, proiettarsi in quel futuro che non deve essere solo oscurità. Ecco cosa dona un amore così dolce.

I passaggi introspettivi del protagonista portano il libro a un livello superiore, la totale assenza della luce, l’incapacità di sentirsi utile, sentirsi fallito, senza più obiettivi, senza più voglia di vivere.

Patrisha è la mia coperta di Linus, come proprio i protagonisti di questo libro ne esaltano l’importanza, lo sport, il lavoro, quel qualcosa a cui appigliarsi per non guardare davvero e da un’altra prospettiva la vita.

firma Claudia

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