Recensione “L’eredità degli Sforza” di G.L. BARONE

 

 

 

 

Ducato di Milano, 1494. È una fredda sera d’autunno quando la marchesa Marianna Tomaino Zandemaria fugge dal castello di Pavia, diretta a Milano. La sua missione è incontrare in segreto un certo Hermes. Da quell’incontro potrebbe dipendere il destino stesso del ducato. Nello stesso momento Salvo Lecce, il rude bargello del podestà, comincia a indagare su uno strano incidente, che sembra avere a che fare con una misteriosa quanto micidiale arma sperimentale. Nella Milano di Leonardo da Vinci al massimo del suo splendore, le sorti di Marianna e Lecce si intrecciano con quella del giovane curato don Isacco, che verrà catapultato insieme a loro in una fitta rete di intrighi che ha al centro la morte del duca Gian Galeazzo Sforza: il giovane nobile è stato avvelenato? E se è così, il mandante dell’omicidio è davvero Ludovico il Moro? Mentre l’esercito del re di Francia Carlo VIII attraversa il ducato, per i tre protagonisti la ricerca della verità diventerà anche una lotta per salvare la loro stessa vita…

 

 

Ogni volta che ho preso in mano questo romanzo, ho chiuso gli occhi sulla Milano del XXI secolo per riaprirli  con stupore su quella del tardo XV secolo: un meraviglioso salto temporale!
Conoscere la città dove viene ambientata la trama di un romanzo è sempre un’esperienza strana, ognuno ha la sua percezione di un luogo e gli occhi dello scrittore ne formulano una differente dalla nostra. In questo caso poi, facendo un viaggio a ritroso nel tempo, è stato ancora più magico. Camminare virtualmente nelle strade che più amo, al fianco dei personaggi del calibro di Ludovico il Moro o entrare nella vigna di Leonardo da Vinci, mi hanno dato un’emozione fortissima. Ho potuto affacciarmi dalle finestre che volgevano sul cantiere del Duomo, visitare il  mercato delle armi che si svolgeva sul suo sagrato, entrare alla Ca’Granda agli albori della sua opera caritatevole di soccorso ai malati.
I personaggi di questo bel romanzo storico sono tanti, alle prime pagine di lettura ci si sente come quando si rovesciano sul tavolo i pezzi di un puzzle da iniziare: confusi!

Tanti nomi, diverse locations, differenti ceti sociali.
Dagli esponenti più umili a quelli più influenti della curia, delle forze dell’ordine, alla nobiltà.
La trama è permeata sul complotto ordito ai danni del duca Gian Galeazzo Sforza.

A seguito della sua morte sospetta, molte voci incolpano il reggente, lo zio Ludovico il Moro.
Le indagini ufficiali e ufficiose vengono svolte da vari personaggi che si trovano coinvolti più o meno volontariamente. Dal magistrato Guido Astolfi a don Isacco, nuovo curato di San Sisto, alla marchesa Marianna Tomaino Zandemaria , al bargello Salvo Lecce, con lo zampino della santa Inquisizione.
Una Bibbia conterrebbe gli indizi che portano a scoprire il colpevole.
Ci troviamo così immersi fra personaggi realmente esistiti ed altri di fantasia che come quei pezzi del puzzle pian piano si incastrano gli uni agli altri, rendendo al lettore la visione di insieme. Una improbabile squadra investigativa composta dalla Marchesa, dal giovane prete e dal bargello, avrà a disposizione solo la loro capacità deduttiva per cercare di sbrogliare la matassa di fili ordita dai mandanti per depistarli.
L’unica pecca è che spostando continuamente il focus da un personaggio all’altro, non è stato possibile approfondire la caratterizzazione. Ma sinceramente si può anche chiudere un occhio, perché l’insieme è veramente avvincente, arguzia e strategia rendono adrenalinico il testo e il lavoro di ricerca storica è stato eccellente.
Sicuramente la prossima volta che passeggerò per il centro di Milano, lo guarderò con occhi del tutto diversi!

 

 

firma Anna

ELEONORA

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