Recensione “Le amiche del ventaglio” di Maria Concetta Distefano

 

 

 

La combattiva Irene vive con il marito, una gatta sorniona e una figlia già grande che, sul punto di andare a convivere col fidanzato, si trova a domandarsi con preoccupazione se la madre riuscirà a cavarsela senza di lei proprio adesso che ha tutti gli acciacchi della menopausa. Sarà dura. Irene preferisce, però, scherzarci su e con le amiche fonda un club per ritrovarsi e chiacchierare dei rispettivi problemi. Quando una di loro sparisce all’improvviso, Irene, spinta dal suo indomabile spirito di iniziativa, non può fare a meno di indagare.

Ho avuto la sensazione che l’autrice volesse fare di tutto per evitare di targhettizzare il suo libro, ma non c’è riuscita: è un libro per signore. Che sia carino e divertente non è da mettere in dubbio, ma è anche, spesso, noioso e si dilunga troppo su cose che non danno niente di più alla storia. Ho apprezzato il fatto che gli argomenti trattati siano importarti e di un certo spessore e che facciano riflettere sulla propria salute, sia fisica che mentale. Certe cose, però, possono essere meglio capite solo da chi le sta affrontando. Forse dovrebbe leggerlo chi è vicino ai cinquanta, o da lì in poi, per poterne apprezzare appieno la morale.

Durante la prima parte del romanzo, non vedevo l’ora di arrivare a leggere l’ultima pagina, tanto facevo fatica a continuare. La narrazione è riuscita a suscitare il mio interesse solo da metà libro in poi. Ma ormai il danno era fatto ed aver riso ogni tanto non mi ha permesso di apprezzarlo in toto.

Accanto alla narrazione sulle varie amiche del ventaglio, c’è la figlia della finta scrittrice che inserisce capitoli per commentare e criticare quello che ha scritto la madre. Per come è scritto, il libro rappresenta uno spaccato di realtà, in cui si parla di sentimenti veri e vero rapporto madre-figlia, ma rimane comunque sul filo del rasoio tra esagerazione e realtà. E quasi mi ha dato fastidio leggere quello che scriveva la figlia.

Si vede che l’autrice era una professoressa e mette tutta la sua esperienza in quello che scrive. Inserisce parole e frasi in latino, inglese e francese, a volte senza tradurlo, dando per scontato che il lettore ne conosca il significato.

Mi aspettavo qualcosa di diverso quando ho letto la trama e, per questo, mi sono ritrovata un po’ delusa. Penso che proverò a rileggerlo tra vent’anni, quando potrò capire meglio le varie vicissitudini e quindi apprezzarlo come si deve.

firma Claudia

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