Recensione “Le acque del sonno eterno” di Maria Cristina Pizzuto

 

 

Sara rimasta orfana a causa di un incidente, è costretta ad andare a vivere al castello del suo austero zio Alberto, in una cittadina chiamata Pomlete.
Al suo arrivo è accolta con estrema freddezza ma, con il passare dei giorni, fa amicizia con Marta, la cuoca, e con Erika, la moglie defunta dello zio.
Saranno proprio lo spirito di Erika e la pazienza di Sara a sciogliere il cuore arido e indurito di Alberto, trasformandolo in una persona cordiale e amabile.
Nonostante i ripetuti moniti di Erika di stare lontana dall’acqua, Sara deciderà di trasferirsi in un paesino nei pressi di una diga, dove troverà la sua indipendenza e l’amore al fianco di Francesco, fino al fatidico giorno in cui la diga riverserà le sue acque sul centro abitato, trasformando le loro vite per sempre…

Nelle prime pagine ho avuto difficoltà ad entrare nella storia perché, a mio parere, in alcuni tratti il linguaggio non è molto fluido.

Poi mano a mano che leggevo, la scrittura è diventata più scorrevole e piacevole.

Sara, la protagonista dall’animo sensibile, fragile,ma allo stesso tempo forte,ha conosciuto il dolore troppo presto a soli 10 anni con la perdita dei suoi genitori in un tragico incidente, viene affidata allo zio Alberto,uomo burbero e freddo. La continua tenera ricerca di amore e di piccole attenzione di Sara da parte dello zio mi ha fatto tanta tenerezza.

Sara però non demorde e riesce a sciogliere il cuore dello zio, si crea un rapporto d’amicizia rafforzato dallo spirito della zia Erika, il collante che li tiene uniti.

Raggiunta la maggiore età Sara si oppone al matrimonio combinato dallo zio e decide di dare una svolta alla sua vita, di cercare il suo posto nel mondo. Così si trasferisce in un paesino non distante dalla diga di Vajont e costruisce la sua vita mattone per mattone, giorno per giorno.

Qui conosce il suo primo e unico grande amore della sua vita, Francesco, un ragazzo introverso e molto dolce.

Restano uniti fino al fatidico giorno in cui avviene la rottura della diga di Vajont che porta alla perdita di migliaia di persone e cambia per sempre la vita di Sara e Francesco…

Il finale è davvero toccante: è una storia basata su un fatto realmente accaduto scritta per non dimenticare, per sottolineare come la superficialità dell’uomo ha portato alla perdita di vite gremite di sogni. Tale romanzo implora l‘uomo di imparare dai propri errori e a far si che non si ripetano.

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