Recensione “Lachesis” di Federica Zaninoni

 

 

 

Dal giorno in cui Jeannie Hendrix viene ricoverata al Greenlife General Hospital in preda al delirio, il torbido passato della dottoressa White sembra riscattarsi dall’oblio in cui a fatica era stato confinato e si ripresenta con gli interessi. Una mente malata che tesse oscure trame di vendetta, il genio folle di un assassino efferato che non commette errori si celano dietro a un’orchidea bianca che, accompagnata da un breve messaggio anonimo, darà inizio allo spettacolo. Un brutale delitto, commesso ai limiti della perversione, è soltanto il primo avvertimento. Ne seguiranno altri. La psichiatra ha i minuti contati: un rantolo spaventoso che corre sul filo del telefono, una voce gutturale artefatta che bisbiglia attraverso una porta ed esplicite minacce di morte diventano il peggiore dei suoi incubi; il maniaco nascosto nel buio in attesa dell’occasione perfetta sta per sferrare il colpo decisivo. I suoi nervi saranno messi a dura prova, non solo dal fatto di essere finita nel mirino di un killer psicopatico, ma da un acceso senso di colpa che affonda le radici proprio in quel passato da dimenticare.

Se devo essere sincera per la prima metà del romanzo ho avuto la tentazione di accantonarlo: la protagonista Cassandra, dal torbido passato e un enorme senso di colpa sul cuore, più che una psichiatra affermata si comporta da bambina capricciosa e viziata, senza filtri né autocontrollo.

Fortunatamente la trama diventa più coinvolgente pagina dopo pagina, anche se non nascondo che parteggiavo per il maniaco assassino che la perseguita…

È scritto abbastanza bene, ci sono molti flashback sul passato della protagonista che aiutano a ricomporre i pezzi del puzzle e il lettore pensa di capire fin quasi da subito chi si nasconda dietro al killer che vuole fare pagare a Cassie gli errori del suo passato. Ma un colpo di scena stravolge tutto il film che ci si era fatto in testa e anche in questo caso tutto riacquista un senso, anche se differente.

Mi dispiace solo che l’autore abbia voluto affibbiare alla sua protagonista caratteristiche così odiose che lo rendono poco credibile, mentre gli altri personaggi sono decisamente più centrati e simpatici .

firma Anna

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