Recensione “La ragazza dai guanti bianchi” di Leah Fleming

 

 

 

 

1666.In una casa di campagna nel piccolo paese di Windebank, nello Yorkshire, sta nascendo una bambina. Il padre, in punto di morte, fa appena in tempo a darle un nome pieno di speranza, Rejoice. La piccola Joy cresce assistendo alle terribili persecuzioni religiose ai danni della comunità di campagna, finché, per sfuggire a quella violenza, non decide di imbarcarsi insieme a un gruppo di pionieri verso il Nuovo Mondo. Joy diventa una donna forte e appassionata, che combatte ogni ingiustizia con estrema determinazione. Quello che le manca è la serenità. E, soprattutto, l’amore.
2014. Nascosto tra le mura della antica casa di Good Hope, in Pennsylvania, viene ritrovato un libro rilegato in pelle. Alcuni indizi lo collegano a una fattoria nelle valli dello Yorkshire. Ed è così che ha inizio una fitta corrispondenza tra Rachel Moorside e l’uomo che ha trovato il diario, Sam Storer. Rachel non sa ancora che scavare nel passato riporterà alla luce alcuni antichi segreti della sua famiglia…

Un libro che principalmente si incentra sul passato, un passato svelato da un diario ritrovato ai giorni nostri, e la corrispondenza di email ne è l’unico riscontro nei tempi attuali.

Il diario di Joy, la sua vita di orfana quacchera, il suo vivere nella fede, la sua rinuncia all’amore, la sua attraversata verso il nuovo mondo, i suoi viaggi in nome di quel Dio che troppo vuole e nulla cede.

Ho faticato molto ad arrivare alla fine del libro, per la maggior parte descrittivo di avvenimenti quotidiani, di scelte, di prediche, di annullarsi per la fede, forse dovuto anche al fatto che del tema trattato ne avevo solo sentito parlare nei film, ma mai approfondito.

Se l’entusiasmo nei primi capitoli fa scorrere le pagine in maniera veloce, questo scema a metà libro, quando le descrizioni si intensificano, e quel surplus che cerca il lettore viene a mancare.

Il libro nel complesso è ben delineato, qui non siamo in presenza di colpi di scena da film d’azione, né passione in una storia d’amore, né battaglie epiche, si parla semplicemente di Joy, le sua vita, la sua non vita, le sue rinunce, le sue scelte, il suo vagabondare in terre straniere, il suo affidarsi a persone sleali e corrotte, il suo carattere arrendevole e accondiscendente e alla sua scoperta dell’amore nelle ultime battute.

Un diario ritrovato ai giorni nostri tra le mura di un casolare, custodito per i successori, custodito per far conoscere la verità ai posteri, far conoscere quella religione, il suo svilupparsi, le sue basi, il suo imporsi.

In quelle pagine troviamo una fede incontrastata, le scelte che porta a fare, la persecuzione religiosa, il suo arrancare, affermarsi e adattarsi agli eventi.

La vita di Joy scorre lentamente, scorre tra sofferenze, lutti e sacrifici.

Nelle ultime pagine troviamo finalmente la fine della sua ricerca, del suo affannarsi, l’amore che riempie la sua vita, che scandisce il suo tempo, che riempie il suo credo, eppure il suo vivere sempre a metà le emozioni farà si che anche l’amore vivrà tra sofferenze e mancanze.

E’ un libro da leggere con un approccio diverso, con un certo distacco dal susseguirsi degli eventi, le scelte della protagonista sono dettate dalla fede, quindi a volte non riesci a capirne la direzione, ti rattristi per la vita sofferta della protagonista e quelle poche gioie non ti riscaldano il cuore, e poi quei guanti bianchi e preziosi, che sono i veri protagonisti, che racchiudono il suo passato, che rappresentano le sue radici, che riescono in qualche modo a porre le basi per la nuova vita di Joy.

 

 

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