A soffrire si impara, e l’infelicità è un’arte che si apprende fin da piccole, grazie all’insegnamento di chi ci ha precedute. Antenate, nonne, zie, prozie si snodano in una processione che arriva da lontano, ognuna con il proprio fardello, fino a chi ci è più vicino: la madre. Una madre svalutante e glaciale nel caso di Serena, protagonista di questa storia. Costretta ad allontanarsene nel tentativo di salvarsi, Serena interrompe i rapporti con lei, recidendo i legami con il passato, gli amici, il paese dell’infanzia pieno di ricordi. Fino a quando la madre terribile muore, e la figlia dopo una lunga assenza ritorna. Per ingaggiare un dialogo interiore con il fantasma della figura più importante della sua vita e scoprirne infine un lato insospettabile. Senza perdere la comicità e l’acume tipici del suo raccontare, Silvia Ziche si misura con il suo primo libro non umoristico, condividendo una storia privata eppure capace di parlare a quella parte indifesa, nascosta in molti di noi, a cui è mancata una carezza. Un viaggio coraggioso alle radici di un’assenza, nel cuore di una domanda che brucia: perché, proprio negli affetti più cari, siamo capaci di dare il peggio di noi.
Questa graphic novel mi è stata consigliata dalla mia psicoterapeuta. Dopo un po’ di tempo ho preso il coraggio e l’ho acquistata.
Ho pianto? Sì, proprio perché sapevo che l’avrei fatto, ho atteso così tanto.
Mi sono ritrovata tra quelle pagine, in alcune immagini, in alcuni pensieri, in troppe riflessioni.
Non è sicuramente un argomento facile e dilania, ma apprezzo il modo in cui il tutto è stato gestito e affrontato, perché fa capire e ragionare: serve a rendersi conto di ciò che abbiamo avuto e non e di ciò che abbiamo dato e non.
Il rapporto con i genitori non è sempre facile ma non possiamo solo incolpare l’altro delle loro mancanze, dobbiamo anche capire le nostre. A volte ci ritroviamo in quel circolo vizioso fatto di sensi di colpa e accuse che non ci porta a uscirne, ma che ci rende, alla fine, sempre soli anche perché non siamo disposti ad accettare il pensiero e l’esperienza dell’altro.
È una lettura estremamente veloce, ma altrettanto difficile, e credo che possa essere letta a seconda delle propria esperienza personale.
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