Recensione “La chimica dell’amore” di Meredith Goldstein

 

 

 

 

Maya ha solo diciassette anni ma crede di aver trovato la formula perfetta per la felicità: un tirocinio estivo al MIT, la più prestigiosa università scientifica degli Stati Uniti, due nuovi amici, appassionati di scienze almeno quanto lei, e un ragazzo perfetto. L’estate si annuncia come indimenticabile. Ma quando Whit, il suo ragazzo, la lascia all’improvviso, tutte le sue certezze vacillano. E se la soluzione alle sue pene d’amore risiedesse in una ricerca lasciata incompiuta da sua madre? Era una famosa scienziata che, attraverso la manipolazione dei feromoni, si proponeva di attivare l’attrazione tra due persone. Maya è convinta che, riuscendo a concludere lo studio su cui era impegnata la madre, riuscirà a riavere Whit indietro. Il destino, però, sembra avere altri piani e il suo esperimento non farà che complicare le cose. Forse Maya capirà che l’amore non può essere manovrato, né spiegato con formule scientifiche…

Dalla trama mi ero fatta un film, un esperimento, una pozione dell’innamoramento e un potenziale celato dalla sinossi, purtroppo il libro si rivela molto lento, una protagonista immatura, troppo adolescente per i miei gusti.

Mi dispiace dire che di questa lettura a parte carina, non posso dire di più. Ti regala quelle ore in compagnia di un’adolescente che per riconquistare il suo ex, si propone di attivare una ricerca ideata dalla madre, di metterla in pratica su tre soggetti, l’ex, l’amico e un estraneo. Quindi con la fantasia pensi “si vola”, invece ti ritrovi una ragazza di diciassette anni che sperimenta questa formula, con idee più confuse che altro, cedendo al fascino delle cavie e non prendendo una decisione.

Forse le mie aspettative erano troppo alte, forse leggendo la trama immaginavo chissà che evoluzioni dopo la formula d’amore messa in azione, non saprei, ma non mi ha trasportato dentro la storia, né mi ha fatto vivere chissà che emozioni.

Leggevi e cercavi di arrivare alla fine, sperando che qualche attimo di turbamento o di emozioni da parte della protagonista rendesse il romanzo vivo.

Il romanzo è scritto bene per carità, è la storia in sé che non ha portato la nascita di emozioni, né ti ha entusiasmato, peccato perchè la presentazione prometteva bene.

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