Recensione “La Casa delle torture” di Jason K. Foster

 

La Germania è caduta sotto il giogo di Hitler e la politica nazista, sempre più intollerante, rende la vita estremamente difficile alle persone che il regime non include nella fantomatica razza ariana. Persone come Ingrid Marchand, la cui unica colpa è quella di essere nata con la pelle scura. Quando comincia a soffrire di crisi epilettiche, Ingrid scopre un volto del regime ancora peggiore: viene arrestata e mandata nell’istituto di Hadamar, un luogo terribile in cui i soggetti considerati “indesiderati”, inclusi i bambini con disabilità fisiche o mentali, vengono torturati ed eliminati. Ingrid subirà ogni tipo di umiliazione. Privata di qualsiasi diritto e circondata dall’odio dei suoi aguzzini, conoscerà fino in fondo la violenza che anima il regime nazista e dovrà lottare quotidianamente per sopravvivere. Ma, anche nel più orribile dei luoghi, qualcuno le tenderà la mano. E quella mano le permetterà, caduto Hitler, di ricordare, denunciare e, infine, ricominciare a vivere. Hadamar, “la Casa delle Torture”, era un centro per l’eliminazione di malati e disabili nella Germania nazista. Ingrid vi fu rinchiusa per il colore della sua pelle. Questa storia dà voce alle vittime dimenticate, finora escluse dalla narrativa sull’Olocausto.

 

Un libro sconvolgente, il periodo della seconda guerra mondiale nasconde ancora molti segreti mai svelati.

Questo libro porta alla luce altri misfatti di quel periodo, non riguardanti solamente gli ebrei e la loro persecuzione, ma la disabilità, e il fatto grave della sua esistenza.

Ingrid entrerà nella “Casa della tortura” solo ed esclusivamente per il colore della pelle, tristi compagne di prigionia  saranno le torture e la paura di non arrivare al domani.

“Sono rimasta prigioniera a Hadamar per sei lunghi anni. Alla fine quando arrivarono gli americani, era troppo tardi: Hadamar mi aveva rubato l’anima. Mi hanno rubato tutto: la possibilità di avere figli, la possibilità di amare, la mia innocenza, la mia anima.”

Un libro che dà voce a persone dimenticate e, forse per il mondo di allora, mai esistite.

Il loro mondo perfetto “contaminato dalle imperfezioni”.

“La risposta è che occorre liberarsi di questi individui ritardati perchè una società può sopravvivere e prosperare solo se i cittadini sono geneticamente sani.”

Essere lì solo perchè hanno “quel qualcosa di sbagliato” e diverso.

“Siamo Lebensunwerte Leben: ragazzi inutili, che non meritano di vivere. Siamo i figli indesiderati della Germania. Siamo i parassiti, quelli che non danno alcun contributo utile al Reich. Quelli da sterminare.”

Letto tra le lacrime e amato alla follia, un grido alle ingiustizie di quel tempo,  la disabilità che ancora oggi è un grosso tabù, il  sentirsi inutili e peccatori solo per il semplice fatto di essere tali.

firma Anna

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