Recensione “Il suo pasticcio a Tallulah” (In the line of Duty Vol. 2) di Cathryn Fox

 

 

 

 

 

Tallulah Duncan è entusiasta dell’imminente matrimonio di suo fratello in Louisiana, ma quello che non la entusiasma è rivedere l’uomo che senza dubbio la starà aspettando. Anni prima, lei e un suo ex avevano fatto un patto: se al suo ritorno a casa lei fosse stata ancora single, si sarebbero fidanzati.
Lui è un bravo ragazzo, ma Tallulah non lo ama, così come non ama l’idea di diventare la moglie di un impresario funebre. E il bel ragazzo seduto accanto a lei sull’aereo le ricorda chiaramente che il suo orologio biologico non è in ottime condizioni.
Lo specialista in sicurezza Garrett Andersen è piuttosto sicuro che la splendida donna accanto a lui sull’aereo stia per avere un attacco di panico. E quando cerca di distrarla, lei fa la cosa più incantevole e adorabile che lui abbia mai visto: arrossisce.
Dal momento che stanno andando allo stesso matrimonio, lui si ritrova ad accettare di interpretare il ruolo del fidanzato. Nella vita reale, però, lei è la sorella minore del suo collega, quindi completamente off limits. Anche se la dolce seduzione di lei sta riducendo in cenere i suoi buoni propositi.

(Contiene la novella “I suoi lacci d’amore #2.5)

In questo romanzo, l’autrice ci mostra come ai giorni d’oggi ci sia un divario emozionale, di valori e tabu, tra le grandi metropoli e la provincia. Siamo in America, ma potremmo essere ovunque, anche in Italia. Quale modo di vivere o pensare la vita è più giusto? In realtà non esiste un modo generalizzato di concepire la vita. Ciascuno di noi si pone degli obiettivi, delle mete che nel tempo cambiano perché cambiamo noi, vivendo le nostre esperienze. Cambia il ruolo che interpretiamo (figli, adulti, genitori…) e cambia ciò a cui dare importanza. Ma quanto siamo disposti a difendere i nostri spazi dalle ingerenze di chi ci circonda? Dov’è il confine tra una salutare “emancipazione” dalla famiglia e una dolorosa corsa verso la libertà?

Le dinamiche familiari danno spesso grandi colpi alla nostra autostima; lottiamo per essere adeguati alle aspettative, sgomitiamo per diventare indipendenti, ma quanta sofferenza può causare la nostra voglia di camminare con le nostre gambe… ci deve pur essere un modo indolore…

I nostri protagonisti si muovono dunque su un filo sottile ed impervio.

Tallulah è giovane, intelligente, ma ha scoperto una nuova sé, allontanandosi dalla famiglia e dal contesto del piccolo paese. La sua nuova vita non l’ha privata della sua incapacità di dimostrare chi è alla sua famiglia, ma le ha chiarito nuovi obiettivi ed esigenze.

Garrett dovrebbe essere un uomo sicuro di sé e di ciò che vuole, ma ancora non è sceso a patti con la sua incapacità di concepire relazioni esclusive e a lungo termine. Anche lui, come Tallulah, sente un debito di inadeguatezza con la sua famiglia.

L’inganno sembra essere la soluzione più opportuna per entrambi, per superare indenni l’evento che coinvolge le loro famiglie senza uscirne “incastrati”.

Ma ogni buon inganno ha la sua tassa da pagare.

La trama è adatta a sostenere l’aspetto psicologico dei personaggi; seppur non troppo fantasiosa, è piacevole e scorrevole.

L’autrice rende con efficacia entrambi i ruoli, non scade troppo nel melenso e rimane su una “rotta di realismo” importante. Il lieto fine giunge, ma realisticamente parlando, non tutto ciò che i protagonisti avrebbero voluto per il proprio futuro si avvera.

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