Recensione “Il mistero della reliquia dimenticata” di Stefano Santarsiere

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Mentre un’epidemia di antrace flagella gli allevamenti della Val d’Agri, il cuore petrolifero della Basilicata, qualcuno fa apparire dei misteriosi altari nelle campagne, opera forse della stessa mano che ha tentato di sottrarre una preziosa reliquia da una chiesa locale. Quando, su un altare, tra croci e candele viene deposto il cadavere di una vecchia, gli eventi prendono una piega inattesa. Le accuse ricadono su Lucio Lobello, trentenne ludopatico e tossicodipendente che nasconde un segreto inconfessabile: quello di essere il diavolo, il principe delle tenebre in persona, che da millenni erra per il mondo sotto mentite spoglie sfuggendo a un gruppo di arcangeli che vorrebbe ricacciarlo negli inferi. O almeno così crede lui. Ma per scampare a una condanna per omicidio, stavolta Lobello dovrà allearsi proprio con uno dei suoi inveterati avversari: un prete…
«Chiuso l’ultimo capitolo, si ha la sensazione di essere tornati da un viaggio incredibile e questo, in un libro, non è facile da trovare.»

Mettersi nei panni di un povero diavolo, ma non un povero diavolo qualunque, proprio lui: Lucifero, Satana, Belzebù o comunque lo si chiami.

Lucio Lobello è l’ultima reincarnazione del demonio, un demonio un po’ borderline: alcolizzato e tossico, che vive ai margini della società di un paesino della Basilicata, mantenendo un basso profilo. Passa le giornate fra whisky, anfetamine, videopoker e si sollazza con una ingenua ragazza di etnia rom. Il suo cuore nero però batte per una giornalista di una tv locale, la sua Lilith.

Si trova invischiato, suo malgrado, in una serie di omicidi inconsueti a sfondo religioso e finirà proprio ospite a casa del nemico, il parroco del paese, collaborando con lui e la giornalista per far luce sugli omicidi e il tentativo di trafugazione di una reliquia.

Oltre a cercare di risolvere i vari enigmi dovrà schivare gli arcangeli che da millenni lo inseguono, ma per motivi diversi da quelli che ci si potrebbe aspettare.

Troviamo un diavolo molto arguto, con un senso della giustizia inconsueto che lo rende simpatico anche se molto scanzonato.

Un romanzo dal ritmo abbastanza lento ma piacevole, una storia gradevole che ci lascia col sorriso sulle labbra.

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