Recensione “Il mercenario e la virago” di MGL Valentini

 

 

 

 

 

 

Lupo è un cavaliere dall’aspetto imponente, cupo e terrificante, che comanda un piccolo esercito di sbandati. Ma è anche un mercenario e quando il barone di Lenodo gli commissiona di uccidere il Moro, non esita a muovere verso il feudo dell’uomo che deve assassinare.
Rowena è una Lady inglese che ha sposato il Moro e che da poco è rimasta vedova a causa di un incidente. È uno scricciolo di donna, dalle lunghe chiome rosse, ma dietro al fisico minuto e fragile, nasconde il coraggio di una leonessa pronta a difendere con le unghie e con i denti il suo feudo e la sua gente.
Lo scontro tra Rowena e Lupo sarà inevitabile, ma a volte il destino riserva strane sorprese contro cui è impossibile combattere.

Era da tanto tempo che non leggevo un “romanzo in costume”. Adoro il periodo del medioevo, il periodo di dame e cavalieri, di amori nascosti e passionali, di matrimoni combinati, di giovani “donzelle” che arrossicono ai primi sguardi.

Amo questo periodo della storia perchè l’innamoramento viene dapprima con gli sguardi, con l’esaltazione dei piccoli gesti, di ciocche su spalle appena scoperte, di caviglie maldestramente lasciate libere. Certo non è bellissima la posizione che occupava in quel periodo la donna, era la semplice dama del palazzo che doveva subire anche i maltrattamenti di un marito despota, non aveva nessun libero pensiero nè tantomeno di parola. Ma qui si parla di Rowena, “un sergente in gonnella” o meglio ancora “un serpente dalla lingua biforcuta”, nomignoli che si scontrano nettamente dall’esile figura delicata, eppure emana un coraggio, una determinazione, una sicurezza inaspettata agli occhi di Lupo.

Lupo è un cavaliere mercenario senza un nome, senza un passato, senza una dote eppure entra prepotentemente nel cuore di Rowena destabilizzandola. Lei l’ho immaginata come la virago per eccellenza Caterina Sforza, non so perchè ma per me aveva il suo volto.

Un incontro insolito il loro, fatto di battibecchi e di sguardi in cagnesco, ma ricchi di una passione e al tempo stesso di una delicatezza inaspettata. La Valentini meglio non poteva descrivere le loro prime battute, i loro primi sguardi quegli occhi vogliosi, quei tocchi delicati, i brividi scaturiti dal tocco.

Tra le pagine del libro respiravo amore, avvertivo un profumo delicato ai primi sguardi, speziato ai primi tocchi, irruento e passionale ai primi baci. Il profumo di amore, quell’odore che stordisce anche un cavaliere senza cuore e una dama vedova abituata al comando. Ho “annaspato” in quelle pagine inalando quel profumo fino allo stordimento. Ho immaginato Lupo arreso di fronte a quel sentimento e vulnerabile alla delicatezza di Rowena, hp sorriso alle loro prime battute da giullari di corte, sono arrossita a quegli sguardi.

La Valentini ha saputo descrivere il tutto con molto garbo, con cavalleria, tralasciando la descrizione delle notti di passione (sarà per il semplice fatto che era un tabù all’epoca?), facendo immaginare al lettore sospiri e gemiti nella rocca di Spinata. Ha descritto in maniera delicata gli ambienti, la corte, le damigelle e i cavalieri, ha impresso nella mente del lettore quell’epoca.

Non ho apprezzato il finale non tanto per conclusione in se stessa, ma per la maniera frettolosa di chiudere quella storia cavalleresca, volevo sapere di più, volevo vivere ancora quell’amore come nelle favole e per sempre.

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