Recensione “Il libro maledetto” di Luis Zueco

 

 

1517. Il giovane Thomas attraversa l’Europa rinascimentale, in fuga dal suo passato. Sono gli anni che seguono la scoperta dell’America e l’invenzione della stampa, un periodo di profondi cambiamenti che segna ormai la fine del Medioevo. La curiosità per il Nuovo Mondo, che Thomas ha accresciuto con numerose letture, lo conduce in Spagna, dove comincia a lavorare come mercante di libri. Con il compito di localizzare un volume avvolto da un’aura di mistero arriva a Siviglia, città che prospera grazie ai commerci con le Indie e che ospita, tra le sue mura, la più importante biblioteca dell’Occidente, creata dal figlio di Cristoforo Colombo e chiamata La Colombina. È proprio lì che Thomas fa una scoperta sconvolgente: qualcuno ha rubato il libro che sta cercando ed è disposto a qualunque cosa, anche uccidere, per fare in modo che nessuno lo trovi. In un’epoca in cui i libri permettono di scoprire nuovi mondi, abbattono anche i dogmi più sacri e cambiano il corso della Storia, la parola stampata può essere l’arma più pericolosa…

Ed eccoci a recensire questo lunghissimo libro, una vera e propria immersione nel 1500, fra gli entusiasmi della scoperta del Nuovo Mondo e l’invenzione della stampa che, per molti, fu la vera uscita dagli anni bui del Medioevo.

Accompagneremo Thomas Babel, il giovane figlio di un cuoco alle dipendenze di una importante famiglia di Augusta, in giro per l’Europa e non solo.

Una storia fatta di grandi viaggi, fughe e due costanti: l’amore per i libri e quel sogno di raggiungere le isole delle spezie che suo padre gli ha trasmesso.

Thomas è un giovane di umili origini che però, grazie al lavoro del padre, è cresciuto insieme ai rampolli di una famiglia aristocratica, dove ha potuto ricevere un’istruzione impensabile per un ragazzo del suo rango.

Si trova a dover fuggire improvvisamente per non rischiare la vita e la sua strada sarà sempre affiancata da buoni amici che arricchiranno la sua mente avida di conoscenza. Tale fortuna purtroppo non la troverà con le varie donne di cui si innamorerà, troppo fuori dalla sua portata, ma non si darà mai per vinto imparando anche dalle esperienze dolorose.

La prima parte del suo viaggio sarà da nomade insieme a Massimiliano, un napoletano cantastorie che tanto gli insegnerà sul Nuovo Mondo; tipografo per sopravvivenza ad Anversa, la grigia città portuale al centro dei commerci e contaminata dalle nuove idee umaniste. Mercante di libri per caso insieme al suo mentore che lo introdurrà nei palazzi del figlio di Colombo a Siviglia, così calda e luminosa per un ragazzo venuto dal freddo.

La ricerca di un libro, che apparentemente non conosce nessuno, sarà la sua missione in questa città frenetica, dalla grande eredità araba e unico porto autorizzato per le spedizioni verso il Nuovo Mondo. Thomas si trova invischiato in qualcosa che va oltre la ricerca del libro, trova affinità con la vita dello scrittore scomparso nel nulla, che, come lui, brama di raggiungere il Nuovo Mondo e, perché no, le isole delle spezie. Imparerà a sue spese a farsi furbo, grazie anche alla protezione di un giovane al quale ha salvato la vita durante una inondazione.

È un buon romanzo storico che fa viaggiare il lettore insieme al protagonista, lo fa entrare nei palazzi di potere ma lo conduce anche per le vie malfamate della città, incuriosisce e affascina, ma non sono riuscita a divorarlo come altri romanzi storici; mi sono dovuta prendere il mio tempo per affrontare le parti meno scorrevoli, mentre è stato decisamente risolutivo e veloce verso la fine.

La mole di pagine avrebbe potuto dare vita tranquillamente a due romanzi e ci sarebbero anche argomenti per svilupparne un terzo.

firma Anna

firma Claudia

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