Recensione “Il colore della pioggia” di Aina Sensi

 

 

 

 

Io non sono ciò che ho sofferto; sono anche le mie vittorie, tutto quello a cui sono sopravvissuto.
Hasani è un clandestino che porta sulla schiena le cicatrici del suo passato.
Nella pioggia sente il legame con l’energia di ogni cosa. Gli ombrelli, capolavori che realizza con un pizzico di magia africana, sono il modo in cui racconta l’animo delle persone alle quali sono destinati.
Io sto bene, Valerio. Smettila di preoccuparti per me.
Ma ci sono casi in cui la pietà è solo una forma di amore. Hasani riuscirà ad accettarlo?
Non so perché sento certe cose. Non lo voglio, ma…
Ma non puoi combatterlo. E non puoi curarlo; puoi solo accettarlo.
Valerio non è ancora rassegnato a essere un ragazzo anomalo, ma l’amicizia con un “invisibile” gli apre gli occhi. Affascinato dal modo in cui Hasani incarna talento e combattività, inizia a chiedersi se la normalità non sia solo un insieme di molti diversi.
Con la sua dolcezza, Valerio proverà a insinuarsi, uno strato alla volta, sotto la corazza fiera del giovane dalla pelle color caffè. Una richiesta di accettazione che non potrà essere ignorata.

Avete presente la sensazione che ti travolge quando scopri in un bel romanzo e ti ritrovi a pensare: “Uffa perchè è così breve?”

Ho letto questo racconto in pochissimo tempo, l’autrice ha una dialettica e una tecnica di scrittura capaci di incantare, facendo emergere le emozioni che caratterizzano i suoi personaggi, scuotendo nel profondo il lettore.

La sua scrittura è scorrevole, precisa, curata e semplice e questo fa sì che si entri nel racconto facilmente, pur trattando tematiche forti quali la discriminazione e l’omosessualità.

Scorri le pagine e assapori il disagio di Hasani e la dolcezza di Valerio, il loro essere vicini. Il dolore profondo di Hasani e la sua arte che svela il suo vero animo, i suoi ombrelli personalizzati, il suo essere diverso.

E’ uno di quei racconti che ti affascinano e ti portano a riflettere.

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