Recensione “Il boss di Ben” di K. C. Wells

 

 

Una storia dolorosa

Andare a quel colloquio di lavoro conferma le peggiori paure di Ben White. Sono passati otto anni dal liceo, eppure ricorda ancora le provocazioni di Wade Pearson.

C’è sempre la possibilità che Wade non sia lo stesso stronzo omofobo che Ben conosceva. Sì, come no.

Peccato, perché il ragazzo che Ben ricorda è diventato un uomo serio e sensuale. In un’altra vita, si sarebbe arrampicato su di lui come su un albero. Lo sguardo di Wade lo fa ancora rabbrividire, anche se ora accade per ragioni completamente diverse.

Un desiderio segreto

Non appena Wade ha letto la domanda di Ben, ha capito che doveva vederlo. Ben è ancora stupendo come lo ricorda. È ovvio che non si aspetta di ottenere il lavoro, data la loro storia.

Ma Wade ha un obiettivo. Deve farsi perdonare da Ben per averlo trattato così male, anche se non saprà mai il motivo per cui si è comportato in quel modo. Vederlo ogni giorno non fa che aumentare il suo rimpianto. Se all’epoca avesse avuto più coraggio, forse lui e Ben avrebbero potuto essere qualcosa.

Il minimo che può fare è mostrare a Ben che è cambiato.
Non c’è verso che Wade possa ottenere ciò che vuole veramente: il suo cuore.

 

 


Hi readers Sale e Pepe, 

In questa recensione vi parlo del libro “Il Boss di Ben”, secondo volume della serie Maine Men, di KC. Wells. 

 

Protagonisti di questa serie sono: Levi, Noah, Aaron, Ben, Dylan, Finn, Seb e Shaun, otto amici che si sono conosciuti alle superiori a Wells, nel Maine, tutti loro sono differenti, ma la loro amicizia continua ancora dopo tanto tempo. 

 

Il primo volume aveva come protagonista Finn (vi lascio link per leggere la mia recensione https://www.letturesalepepe.com/recensione-la-fantasia-di-finn-serie-maine-men-1-di-k-c-wells/ )

 

Una storia molto, molto dolce, ma che comunque, secondo me, rimane, per emozioni che mi ha trasmesso, poco sotto questo secondo volume. Infatti, questa lettura mi ha coinvolta di più, forse perché sono riuscita a essere maggiormente in connessione con i protagonisti o forse semplicemente perché amo le storie sulle “seconde possibilità”.

E questa è davvero una storia sulle seconde possibilità, non sulle le seconde possibilità in amore, ma su quelle che si danno alle persone.

Non so se vi è mai capitato di perdonare qualcuno che vi ha ferito, a me sì e me ne sono pentita.
Proprio per questo, secondo me, non è una cosa facile e ci vuole molto coraggio per farlo. Tuttavia, nel caso di Ben, non solo il perdono non lo farà soffrire, ma anzi, gli darà pace e lo aiuterà anche a trovare la felicità. 

 

Non sarà facile, però, perché, se Ben deve perdonare Wade, anche Wade deve perdonare se stesso.
Non credete di sapere tutto di lui. È stato un bullo? Sì, e niente potrà mai giustificare il suo comportamento, ma la verità è che non bisogna mai giudicare. 

Dietro un bullo può, e spesso lo fa, nascondersi una vittima e una persona molto fragile che si nasconde, come Wade. 

«Come potevo amare un’altra persona quando non riuscivo nemmeno ad amare me stesso? Quando non riuscivo a dire le parole nemmeno al mio riflesso nello specchio?»

 

 

Devo dire che questo romanzo, a mio parere, può essere classificato come slow burn perché effettivamente i due passano piano piano da una tensione dovuta al dolore del passato, alla tensione sessuale ed emotiva. 

Quando poi, però, riescono a conoscersi, va tutto veramente veloce, forse troppo, ma è come se entrambi volessero recuperare il tempo perduto. 

 

Detto questo, è una lettura che vi consiglio e che mi ha messo molta curiosità anche sul prossimo volume, ovvero la storia di Seb, che, come gli altri ragazzi del Maine, compare anche in questo volume.

 

firma Claudia

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