Recensione “I custodi della pergamena del diavolo” di Francesca Ramacciotti

 

 

 

 

Pisa 117 4 . Mentre l’architetto Deotisalvi inizia a costruire la Torre di Pisa, viene rubato l’oro che anticamente rivestiva l’antico arco di trionfo della città: la porta Aurea. Inoltre la città è funestata da una serie di strani omicidi, su cui è chiamato a indagare il giovane perito legale Lanfranco, pupillo di Deotisalvi. Giorni nostri. Yasser Martani, autore di saggi storici, è convinto, grazie a una serie di ricerche, che il ladro che sottrasse l’oro fosse un notabile di Pisa e che quell’immensa fortuna sia ancora nascosta in città. Insieme a Emma, la sua giovane assistente, Martani si lancia così in una caccia al tesoro a ritroso nel tempo, scavando proprio nel periodo in cui Lanfranco era alle prese con il misterioso assassino. Ma qualcosa lega i delitti e gli intrighi del passato al presente. Qualcosa di enigmatico che potrebbe essere nascosto tra le pagine di un antico diario, ora nelle mani di Emma. E ben presto, quella che sembrava un’innocua indagine storica, si trasforma in un’avventura molto pericolosa…

Questo è un romanzo davvero scritto bene, particolare perché intreccia due secoli e anche stili di scrittura differenti: quando si parla dell’anno 1174, la narrazione segue uno stile molto descrittivo, si delineano i dettagli dell’epoca, dei personaggi del tempo e dei modi di fare. In questo modo capiamo l’enorme ricerca che c’è stata dietro, tutto il lavoro di recupero e analisi di un tempo che ha reso il romanzo quello che è. Ci serve a capire meglio la situazione, i fatti e i personaggi, che nella loro completezza, ci presentano un quadro perfetto di quell’anno. Niente è lasciato al caso e tutto ha un suo scopo ben preciso. È completo ed esaustivo. Sembra quasi un libro di storia, con la narrazione dei fatti, e l’inserimento di qualche punto di vista di quel tempo lontano.

Confesso che non amo leggere troppi dettagli, e qui ce ne sono davvero tanti, ma capisco che lo abbia fatto per far entrare nel romanzo e nell’epoca specifica, nella Pisa del XII secolo.

La narrazione che scorre davanti ai nostri occhi dei fatti avvenuti nel 2016, invece, vede uno stile diverso, anche con un cambio di linguaggio. Lasciando sempre niente al caso.

In entrambi i secoli si va alla ricerca di un assassino, si dà la colpa un po’ a tutti e a nessuno, si cerca di scoprire, insieme ai nostri protagonisti, di chi sia la colpa dei vari misfatti. Leggendo, cerchiamo di non cadere nella trappola della Ramaciotti, ma ovviamente lo faremo: crederemo innocenti alcuni e colpevoli altri e sarà proprio l’autrice ad imboccarci e noi ci cascheremo in pieno. Quando lei vorrà farci capire, noi capiremo.

Il romanzo è stato scritto con maestria, da un’autrice che sa cosa scrivere e come farlo.

Leggetelo, ma abbiate pazienza. Ci vuole un po’ ad arrivare alla fine. Ne sarete soddisfatti? Io credo di sì.

firma Claudia

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