Uno dei grandi romanzi del XX secolo, un capolavoro della narrativa di anticipazione: il diario di un uomo che «voleva soltanto essere come gli altri».
Algernon è un topo, ma non un topo qualunque. Con un’audace operazione, uno scienziato ha triplicato il suo QI, rendendolo forse più intelligente di alcuni esseri umani. Di certo più di Charlie Gordon, che, fino all’età di trentadue anni, ha vissuto nella dolorosa consapevolezza di non essere molto… sveglio. Ma cosa succederà quando la stessa operazione verrà effettuata su Charlie? Quale sorte accomunerà la sua esistenza a quella del fedele amico Algernon? “Fiori per Algernon” è ormai considerato uno dei grandi romanzi del XX secolo, un capolavoro della narrativa di anticipazione: il diario di un uomo che «voleva soltanto essere come gli altri», un romanzo definito dal “New York Times” «magistrale e profondamente toccante», un’opera che ha ispirato film, serie televisive, musical, che ha vinto il Premio Hugo e il Premio Nebula e ha venduto oltre cinque milioni di copie nel mondo.
La lettura di questo romanzo è riuscita a farmi commuovere in un’altalena di emozioni.
Il modo in cui ci capitano alcuni libri fra le mani può essere talvolta curioso. Avevo sentito parlare di questo romanzo dai protagonisti di un altro libro e, subito, mi aveva incuriosito.
Questo romanzo racconta la storia di Charlie, nato con un deficit mentale, e dei tentativi infruttuosi fatti dai genitori per tentare di “guarirlo”.
Per mamma Rose è sempre stato un cruccio avere un figlio con un ritardo mentale, il livello di ignoranza e quello della ricerca del contesto storico in cui è ambientato (fine anni ’50), li ha fatti essere preda di trattamenti discutibili e frustranti.
Charlie è un ragazzo buono, sempre sorridente e simpatico, lavora come inserviente in una panetteria e frequenta una scuola speciale. Proprio tramite questo Istituto approderà, anni dopo, a un laboratorio di ricerca che lo ritiene un soggetto idoneo per essere la prima cavia umana per un intervento chirurgico che gli consentirà di poter sviluppare il suo quoziente intellettivo.
Charlie vuole con tutte le sue forze poter diventare più intelligente, anelando a partecipare alle conversazioni di quelli che, crede, siano suoi amici.
“Se sei inteligiente puoi avere molti amici e parlarci e non ti succiede mai di sentirti continuamente solo “ (gli errori sono parte integrante dell’evoluzione)
Inizierà a tenere un diario per i progressi e vedremo con i nostri occhi la trasformazione che avrà questo uomo, sia dal punto di vista grammaticale, di sintassi, di elaborazione di un pensiero critico, per poi sfrecciare, come un ascensore senza freni, verso la cima del grattacielo della conoscenza. Arriverà al momento del culmine in cui la sua sapienza supererà quella di ogni persona, ma come evolverà l’esperimento?
L’altro piccolo protagonista è Algernon, la cavia da laboratorio da cui il romanzo prende il titolo. Il topino è stato colui che ha manifestato i risultati incoraggianti che hanno convinto la sperimentazione su umani, vedremo dapprima Charlie soccombere nel confronto con Algernon, per poi pareggiarlo e, infine, superarlo. Ma la gabbia mentale in cui entrambe le cavie sono intrappolate sarà la stessa.
Leggere i diari di Charlie è stato commovente, soprattutto nella presa di coscienza di come le persone intorno a lui lo avessero preso in giro in passato e lo avessero allontanato.
“Cuale sorpresa per loro veddere cuanto sono diventato inteligiente perché la mia ma’ a sempre voluto che fosi. Forse non mi averebbero più mandato via se non si fosero acorti di cuanto sono inteligiente”
Con il passare dei mesi vedremo la sua intelligenza sbocciare mentre la sua personalità perderà serenità trasformandosi in un arrogante egocentrico e asociale che non riuscirà a trovare un pari con cui avere un confronto.
“Ho cominciato a capire che con i mei stupefacenti progressi li avevo sminuiti, ponendone in risalto le incapacità. Li avevo traditi e mi odiavano per questo”
Ai tempi in cui il romanzo è stato pubblicato venne catalogato come genere fantascientifico, col progresso della scienza degli ultimi 70 anni potrebbe non essere così impensabile che un tipo di esperimento simile sia stato fatto, ma sicuramente il trattamento delle malattie mentali ha fatto notevoli progressi grazie alle innovazioni nelle terapie psicosociali e psicoeducative, alle tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva, alla riabilitazione cognitiva e all’adozione di approcci multidisciplinari. Quindi quello che era fantascienza negli anni ’50 potrebbe non essere così lontano dalla realtà di oggi…
Nota di merito a parte per l’opera del traduttore che è riuscito a traslare in italiano dei concetti completamente sgrammaticati e riportarli in modo convincente.
Interessante, intenso e commovente.
“Anche un uomo debole di mente vuole essere come gli altri. Un bambino può non essere capace di mangiare o non sapere come nutrirsi, ma ha fame ugualmente”
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