Recensione “D’ark. Il gioco dell’alfiere” di Cristina Silvestri e Mirela Minkova Georgieva

 

 

 

Noir metropolitano ambientato a Rocha, una città afflitta dalla piaga del crimine e dalla corruzione, che ricorda la Gotham City di Batman. E anche a Rocha, come nella celeberrima città fumettistica, il male assume il volto di un uomo, Guignol, capolavoro di malvagità e killer seriale, cui si oppone il paladino del bene e della giustizia, D’Ark, figura avvolta dalla bruma del sogno. In questo contesto si muovono gli altri due personaggi chiave del romanzo: Giorgia Mestri, profiler, e suo fratello Michele, giornalista.

Un libro che mi ha lasciato senza parole.

Il mistero che aleggia su una moltitudine di omicidi, messaggi in codice del killer e vari punti di vista della storia.

Giorgia e Michele, una profiler e un giornalista, punti opposti di interpretazione del crimine e un killer allo sbaraglio, Guignol, con i suoi biglietti criptici con frasi tratte dai più famosi romanzi, poesie o raccolte.

Una città sotto assedio, vittime che si accavallano come pedine nel gioco degli scacchi, ma lo scacco matto?

Invasa da mille pensieri e congetture, il romanzo non si chiude con l’arresto del killer ma ancora con indagini e con la figura del vigilante D’Ark che sarà la chiave del grande mistero.

Attendiamo il seguito per pronunciarci, intanto l’attenzione del lettore è stata catturata.

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