Recensione “Baila conmigo” di Anna J. Scott

Mi chiamo Nate e lavoro come ballerino spogliarellista presso il locale più in voga de Lloret de Mar: Los Demonios. Il nome non è stato scelto a caso e chiunque ne varchi le soglie verrà trascinato direttamente all’inferno.

È successo questo anche a Maria, ballerina di danza classica, benestante, studiosa, ricca, pura… Così lontana da me da sembrare un angelo candido in confronto, angelo che ho sporcato con la mia vita incasinata, i miei problemi e a cui ho spezzato le ali in pochi mesi.

 

Sono Maria e nella vita potrei avere tutto. Tutto tranne lui, che dopo avermi sedotta e fatta innamorare, mi ha chiuso in faccia le porte del suo inferno, un inferno che mi tentava e che mi piaceva ma in cui, a quanto pare, non sono più la benvenuta.

 

Ma se davvero tra noi è finita, perché ora, guardarci nuovamente fa così male?

 

«È un po’ come ballare, ma è un ballo che sancisce il nostro contratto di appartenenza. Lui sta prendendo possesso di me, e io divento per lui una droga, una dipendenza che gli fa scordare tutto il resto.»

 

È una di quelle autrici che ha l’ispirazione a mille per la quantità di libri che scrive e pubblica. Gli ultimi due non mi avevano entusiasmata sia per la brevità della storia sia per la storia non molto originale.

Questo, preso a scatola chiusa, mi ha entusiasmata (certo, le cento pagine sono sempre troppo poche per una storia del genere), sono riuscita ad assaporarlo meglio e i protagonisti, seppur per grandi linee, sono stati descritti e identificati.

Questa volta l’autrice ha voluto puntare sul ritmo della passione, la danza latina e il fascino dello spogliarellista, arricchendo il tutto con un contesto familiare critico e strappalacrime.

Non riesce molto a convincermi, invece, la protagonista femminile, come si ritrova a ballare nel locale dato le sue origini benestanti.

Forse sono troppo pignola e certe cose non riescono a passare inosservate.

Il fascino del ballerino proibito e quello della vergine sprovveduta colpisce ancora?

A voi l’ardua sentenza.

 

firma Claudia

 

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