Recensione “Anche le cattive ragazze vanno in Paradiso” di Elisabeth Norman

 

 

 

 

Mary Pickford è una ragazzina di Beverly Hills snob e arrogante. Va pazza per i diamanti e per le borse. Il lusso e la popolarità sono i suoi idoli, ai quali non rinuncerebbe mai.

Almeno fino al momento in cui non si ritrova a osservare il suo corpo disteso nella bara.

Cosa pensa vedendosi?

All’orribile vestito che le è stato messo, naturalmente.

Dopo aver dato un’occhiata al suo funerale, la ragazza si ritrova a litigare con il servizio accoglienza del paradiso.

Le sembra strano che nessuno sia sceso a prenderla, visto la sua fama sulla terra. Così, brontola per un po’, mentre è in attesa davanti alla famosa porta, fino a quando non vede uscire Peter, un ragazzo bellissimo da cui rimane letteralmente folgorata.

La sua fervida immaginazione la porta a fantasticare di entrare con lui da VIA (Very Important Angel) nel regno dei cieli.

Ma le cose vanno diversamente da quello che spera.

Peter infatti, in realtà, è San Pietro, colui che detiene le chiavi della porta del paradiso e le dice che se vuole oltrepassare l’anticamera deve prima portare a termine un’importante missione sulla terra: far ritrovare la fiducia in se stessa a una ragazzina dell’ultimo anno di liceo.

In realtà non è esattamente così. Manca un tassello. Un terribile segreto infatti lega le due ragazze.

Una volta tornata sulla terra Mary si ritrova a dover vivere a Simi Valley in un monolocale di un orribile palazzo in periferia. La sua protetta, Lucy, alias la missione undici, è la classica nerd senza aspirazioni. Non sarà facile per lei sopportare la sua nuova condizione.

Tra equivoci e rocamboleschi colpi di scena, riuscirà Peter, mostrandole che i suoi sono valori fasulli, a far capire alla ragazza che c’è sempre un essere dietro all’apparire? Il rapporto tra di loro rimarrà solo amicizia o si evolverà in qualcosa di diverso?

E impareranno Mary e Lucy a conoscersi e a volersi bene indipendentemente dalla missione undici?

Non vi rimane che leggere la strampalata storia di una cattiva ragazza, che si è ritrovata per caso a fare l’angelo custode, per scoprirlo.


Un romanzo ben definito, prettamente frivolo, ironico e frizzante, ma con una morale in sottofondo.

Mary si ritrova ad osservarsi nella bara dopo la sua dipartita e il suo commento sul vestito e sulle scarpe inadatte ti fa iniziare la lettura con il sorriso sulle labbra.

Le sue battute taglienti, altamente frivole e da ragazza viziata tiene alta l’ironia e il timbro della risata, ti ritrovi a scorrere le pagine, insaziabile di quelle battute di angelo fuori posto.

Una ragazza viziata che si ritrova a vestire i panni di un angelo ri-disceso sulla terra per aiutare una protetta, ne vedremo delle belle.

Lei, ragazza che ha avuto tutto dalla vita, deve far trovare l’autostima a Lucy, missione undici e un angelo al peperoncino che ti faranno piegare dalle risate. E il nostro angelo-diavoletto? Si invaghisce del San pietro della situazione.

Scoprirà per la prima volta l’affetto, il calore di un abbraccio e la sincerità di un sorriso, cosa vuol dire fidarsi di qualcuno e aver bisogno di qualcuno, un romanzo che sotto una storia allegra da commedia all’americana ci fa riflettere sulla mancanza di affetti di un mondo apparentemente perfetto, ma apatico e e anaffettivo.

Mary riuscirà a cambiare la sua protetta e a cambiare rispettivamente le sue priorità, a scegliere tra un paio di scarpe di lusso e un abbraccio di Lucinda, a sostituire la reginetta del ballo e mettere al primo posto la salute di una nonna acquisita.

Un po’ di pepe nella storia non guasta, vedremo sguardi di fuoco e un casto bacio con un Peter nelle vesti di San Pietro, ragazzo affascinante dallo sguardo intrigante.

Anche questa volta Elisabeth ci ha fatto viaggiare con la fantasia, sulle scorribande di uno strano angelo, tutto sembra paranormale, ma chi di noi non ha mai fantasticato sul suo angelo custode?

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