Recensione “Amore sotto lo stesso tetto” di Kendall Ryan

 

 

 

 

Max Alexander ha quasi trentacinque anni. Ha messo in piedi da solo una compagnia di successo e si è affermato nel mondo imprenditoriale, ma non è mai stato fortunato in amore. Le sue priorità sono sempre state il lavoro e sua figlia, e così si è ritrovato a trascurare la vita sentimentale.

È introverso, poco paziente e irruento. E l’ultima cosa di cui ha bisogno è lasciarsi coinvolgere dalla bellezza mozzafiato della ragazza che ha appena assunto per badare a sua figlia. Addison è la distrazione che non può assolutamente permettersi. Ma vivere sotto lo stesso tetto senza cominciare a provare dei sentimenti potrebbe rivelarsi ogni giorno più difficile…

Una figlia all’improvviso, la ricerca della tata e una passione incontrollabile.

Max è il tipico uomo che scappa di fronte alle relazioni stabili e alle responsabilità, eppure, una sera qualsiasi, la sua ex ritorna con una bimba in braccio, affermando che sia sua.

Tutto in lui cambia, il senso di protezione si scatena nei confronti di quell’esserino così perfetto, e si mette alla ricerca di una tata per aiutarlo nella gestione della bimba e della casa.

“Addison ha quell’aria sana e vagamene sexy… è la classica ragazza della porta accanto. Significa guai in vista fratello.”, lei è un ciclone all’improvviso, tutto ciò da cui fino ad ora è scappato.

Addison sfugge dagli uomini per la sua insicurezza, aver scoperto l’omosessualità del fidanzato evidenzia le sue insicurezze e paure in fatto di relazioni.

Lettura piacevole e senza pretese. La passione si scatena sin dalle prime pagine, ma rimane nei pensieri dei protagonisti, non realizzandosi immediatamente.

Un patto, amarsi solo nei weekend per non turbare il quieto vivere e la loro routine, ma la gelosia e il sentirla sua rimetterà tutto in gioco.

“Dimmi che anche tu mi ami. Dimmi che possiamo lasciarci tutto alle spalle e continuare come une vera coppia. Sposami, Addison. Possiamo crescere Dylan insieme. Puoi fare tutto ciò che ti rende felice. Ma non andartene.”

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