Recensione “Acting Out: Hollywood #2” di Tibby Armstrong

 

 

 

Jeremy Ash, omosessuale dichiarato e aspirante attore di Hollywood, ha tutte le qualità per diventare una superstar. Se solo qualcuno gli desse finalmente la possibilità di brillare. Un’altra audizione fallita e lascerà per sempre la Fabbrica dei Sogni! Ha però l’inaspettata occasione di partecipare al progetto più chiacchierato dell’anno: un film di formazione, a tematica gay, girato da un famoso regista.

Kit Harris è ex enfant prodige, un tempo beniamino del mondo dello spettacolo. Adesso, all’età di 21 anni, è fortunato se sua madre si ricorda come si chiama. Così, quando gli viene offerto di recitare insieme a un novellino, in un film romantico indipendente che promette di ravvivare la sua carriera in declino, lui accetta. Questo finché non incontra Jeremy, la sua fin troppo attraente co-star. L’esiguità del guardaroba di questo film è stupefacente e, a quanto pare, che nessuno dei due attori deve sforzarsi troppo per mostrare la passione bruciante pretesa dal regista.

Durante i sei mesi che trascorrono a girare e a dare la caccia alla fama, Kit fa fare a Jeremy un corso base intensivo per superstar e Jeremy, in cambio, regala a Kit un assaggio di quella normalità che lui non ha mai conosciuto. Rincorrere una relazione a lungo termine non è il modo migliore per salvare la propria carriera. Ma se stare con Jeremy fa sentire Kit tanto bene, quanto a lungo riuscirà a resistere prima di ammettere che non si tratta solo di una finzione?

Bel romance m/m, che affronta tematiche importanti: dalla violenza fisica alla mancanza genitoriale, dalla difficoltà di fare coming out, a quella di accettarsi per chi si è.

La storia è molto scorrevole e intrigante. Le scene di sesso iniziali, però, le ho trovate eccessive per un solo motivo: un ragazzo che non accetta la propria bi- o omosessualità si catapulta a fare sesso con un uomo? Così, senza farsi problemi? O meglio, i problemi se li fa, bloccando a se stesso la possibilità di capire chi è davvero. Fa sesso con un uomo ma dice, sicuro di sé, di non essere gay. Potrei aver detto uno sfrondone e, per questo, chiedo scusa, ma mi ha fatto strano. Non c’è stata una resistenza fisica: l’attrazione, d’altronde, è innegabile.

Mi è piaciuta la crescita di entrambi i protagonisti, ma quello che ho preferito in assoluto è stato Jeremy, un ragazzo molto forte, anche se non sembra, con un cuore puro e limpido. Stessa cosa per Greg, un personaggio secondario ma con molto potere all’interno del romanzo. L’ho amato. Ho percepito fino in fondo il loro dolore, due uomini molto simili che si sono dati forza a vicenda, quasi senza saperlo.

Lo consiglio.

firma Claudia

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