RECENSIONE a “IN UN BATTIBALENO” di Damon Suede

 

 

 

 

 

Patch Hastle è cresciuto in tutta fretta: scappato a gambe levate dal paesello del Texas orientale che gli ha dato i natali, s’è fatto una vita a New York come modello e DJ e non s’è mai voltato indietro. Anche quando i suoi vengono improvvisamente a mancare, il ragazzo torna a casa con l’intenzione di sbolognare la fattoria al primo magnate del petrolio che passa e far fagotto più veloce della luce. Peccato che il testamento metta le redini in mano al miglior amico di suo padre, nonché peggior nemico di Patch.

Tucker Biggs ha finito di andare a spasso per rodei: ha messo radici ed è diventato il guardiano-bracciante della fattoria degli Hastle. Sa bene che Patch lo detesta, ma quando il ragazzo ricompare in versione adulta, bello da impazzire, Tucker finisce per trasformare la rimpatriata in una bella lezione sull’esperienza e sui desideri.

È un bel gioco se dura poco, e sia Patch che Tucker sanno già che questo finirà in un battibaleno: appena venduta la fattoria se ne andranno ciascuno per la sua strada e tanti saluti. Purtroppo, però, a ogni secondo che passa le corde che legano il cittadino tutto in tiro e il bifolco dai jeans consunti si stringono sempre di più… E se non vogliono farsi disarcionare, dovranno entrambi capire cos’é che conta davvero, e dovranno farlo alla svelta.

 

Mi dispiace dirlo ma questo romanzo non mi è piaciuto molto, non ha saputo coinvolgermi e non mi ha lasciato nulla al termine della lettura.

Può essere un punto di vista soggettivo, perché analizzando il testo non posso dire che sia scritto male anche se la traduzione non mi ha entusiasmato. Si è voluto ricreare lo slang di campagna che forse in inglese ha un altro sapore ma che nella nostra lingua sfiora la banalità, facendo apparire uno dei protagonisti come un rozzo bifolco.

La storia secondo me avrebbe delle potenzialità perché nasce dal ritorno a casa di un giovane di 22 anni, scappato di casa appena ne ha avuto la possibilità, con il desiderio di allontanarsi dalla chiusura mentale della famiglia e del paesino in cui viveva e volare verso un mondo che potesse farlo sentire accettato. Il ritorno a casa è dovuto alla morte dei genitori in un incidente, quindi la narrazione parte dal fastidio del viaggio, dal disagio di tornare in un luogo che non lo ha accolto e amato, per poi trasformarsi in consapevolezza che la sue percezioni di adolescente arrabbiato col mondo non erano forse del tutto fondate, che l’odio che credeva i genitori nutrissero per la sua diversità forse era solo incapacità di affrontare la situazione, ma nascondeva comunque affetto.

Diciamo che c’era una buona base da cui partire e su cui costruire un buon romanzo psicologico ed emotivo, invece l’autore ha spezzato l’equilibrio dando un peso eccessivo alla parte fisica, erotica, del romanzo, senza sfruttare a pieno le altre creando così uno sbilanciamento che francamente ho fatto fatica a digerire. Inoltre quando le scene di sesso si susseguono una dietro l’altra e non sono legate né a sentimenti profondi, né all’erotismo che viene purtroppo annullano o comunque penalizzato dallo slang pesante e banale di cui parlavo all’inizio, perdono di sostanza e di valore.

In conclusione non mi sento di consigliarlo, peccato!

Sensualità: 

Recensione: 

Editing: 

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