Doppia recensione “Così vicine, così lontane” di Suzanne Hayes e Loretta Nyhan

 

 

 

Nel gennaio del 1943 Rita Vincenzo riceve la sua prima lettera da Glory Whitehall. Glory vive nel New England, è brillante e piena di vita. L’esatto opposto di Rita, che è la mite e bonaria moglie di un professore del Midwest, con la passione per il giardinaggio. Le due donne non hanno nulla in comune, se non la loro condizione: gli uomini che amano sono al fronte, impegnati in una guerra di cui è impossibile prevedere la fine. E così, per uno scherzo del destino, tra Glory e Rita ha inizio una fittissima corrispondenza. L’amicizia le aiuterà a superare la solitudine e il terrore di ricevere brutte notizie dal fronte. Sarà un fiume di inchiostro che si snoda attraverso gli Stati Uniti a sancire un legame fatto di piccole confidenze, parole di conforto e straordinari gesti di comprensione: l’unico modo concesso loro per affrontare la solitudine e le incertezze dell’attesa.

Un libro dove la prosa viene rappresentata da semplici lettere, non vi è una narrazione continua, una vera e propria trama ma solo e semplicemente corrispondenze tra mogli in periodo di guerra.

Le confidenze, i segreti, le paure, le aspettative e la vita reale trascritte tra pagine e pagine di lettere, con qualche bella chicca di ricette di altri tempi.

Le vite di due famiglie raccontante in queste corrispondenze epistolari, due donne con le loro mille paure ed insicurezze, lasciate sole dai mariti partiti per il fronte.

Rita e Glory, alle quali si associano indirettamente le vite di Sal, Robert, Levi, Toby, Anna e tanti altri.

Racconti di vita quotidiana, di sogni infranti, di dolore e di tristezza, ma ci sono le gioie di nuove vite, dei primi passi, di quei baci rubati, di quei sorrisi strappati alla guerra.

Due spose di guerra in continuo contatto, tra carte di vario genere e la penna che sugella il tutto.

La guerra attraverso gli occhi di chi sta a casa ad aspettare, a pregare per una svolta, a sognare la pace.

Una lettura che ti lascia il sapore dolce-amaro, che riesce a trasmettere il senso dell’impotenza di un conflitto fatto di calcoli e uomini ormai senza vita e senza patria. Una guerra dove anche tra le gioie di un rientro, c’è il segno delle battaglie, dove tutti sono cambiati, dove non tutti hanno fatto ritorno.

Tra le pagine di questo libro, dove si vive intensamente la seconda guerra mondiale, vi sono due donne, Rita e Glory che, attraverso la loro corrispondenza, mi hanno emozionata.

Due donne che, in mezzo alle bombe che cadono dal cielo, tra caos e grande confusione, tramite le loro lettere, danno voce ai loro pensieri, ai sentimenti, tra cui la paura di far esplodere delle mine sepolte in fondo al loro cuore.

Io ho un debole per i libri in cui predominano la femminilità, il potere delle donne che sorge dalla loro enorme forza e tenacia.

Ho amato entrambe le protagoniste, così diverse ma così compatibili di cuore, unite da un’amicizia forte e indissolubile.

Me la sono proprio goduta questa lettura tutta al femminile.

Apparentemente può sembrare una lettura un po’ tosta per via dello sfondo definito dall’epoca in cui si evolve la storia, ma vi posso garantire che grazie alla scrittura impeccabile e raffinata della scrittrice l’attenzione è totalmente rivolta alle protagoniste e la guerra passa in secondo piano.

Una lettura piacevole che racchiude tanti temi come il dolore, l’amore, la paura e la speranza di vivere in un mondo migliore.

zara

firma Claudia

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