Blog tour “Il Gemelli si tiene stretto il Capricorno” di Anyta Sunday

Il Gemelli si tiene stretto il Capricorno

Series:

Segni d’Amore #3

Publisher:

Anyta Sunday (self-published)

Release Date (Print & Ebook):

December 15th, 2018

Length (Print & Ebook):

61000 words

Subgenre:

Contemporary M/M gay romance, friends-to-lovers

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A volte basta un Capricorno cocciuto… per spingere Wesley Hidaka a flirtare come se non ci fosse un domani.

Wesley adora infastidire il suo supervisore, Lloyd Reynolds. Non può proprio farne a meno. Lloyd è concentrato, determinato, con i piedi ben piantati per terra. Ha una capacità esilarante di seguire le regole.

Ovvio che Wesley voglia fargliene infrangere una… o trecento.

A volte basta un Gemelli ammiccante… per spingere Lloyd a fissare delle regole e riaccompagnare Wesley dritto nella sua stanza.

Non che questo impedisca a Wesley di stuzzicarlo ancora. E ancora. E ancora…

Al diavolo, Lloyd non cederà facilmente. È un uomo di principi. È irremovibile.

È l’amico perfetto quando Wesley ha bisogno d’aiuto. Come con il fratellino che marina la scuola e il suo vecchio preside delle superiori.

A volte basta una bugia piccola piccola… e Wesley si ritrova fidanzato per finta con il suo supervisore, che per lui dovrebbe essere off-limits.

Che dire? Sul momento sembrava una così buona idea…B

Si videro sul presto, in effetti. All’una di notte.

Wesley barcollò nella camera di Lloyd dopo aver ballato per tre ore buone. Era tutto accaldato e aveva i jeans incollati addosso come una seconda pelle. «Che ci fai ancora sveglio?» Si tolse le scarpe, si sganciò il primo bottone dei pantaloni e si gettò sul letto.

«Studio. Dovresti provarci anche tu, ogni tanto.»

Wesley rise. «Studi sempre con questa luce soffusa e romantica? E mezzo nudo?» Si girò su un fianco e gli rivolse un’occhiata lasciva. «Lloyd, cos’è che stai studiando?»

Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla canottiera e i boxer, poi lo rialzò sulla lampada da scrivania rivolta verso il muro. Ruotò la sedia verso di lui. «Ti assicuro che non è eccitante come dovrebbe, per essere venerdì sera.»

«La notte è ancora giovane. Non ti distrarrò a lungo.»

«Ne dubito.»

«Non possiamo fermarci per un caffè. Dobbiamo andarcene. Subito.»

«Che significa che non possiamo fermarci per un caffè?» Lloyd suonava incredulo, come se gli avesse suggerito la castrazione come alternativa al bidet quotidiano.

Wesley lo trascinò fuori dalla coda in cui erano da almeno dieci minuti. «Sono io quello che è stato buttato giù dal letto da un supervisore di cattivo umore. Se c’è uno che ha bisogno di caffè, sono io.» Lanciò un’occhiata dall’altro lato della sala, verso un uomo con il colletto abbottonato che si faceva largo tra la calca per raggiungerli. «Purtroppo dovrò aspettare.»

«Wesley? Sappi che in questo momento temo seriamente per la tua vita.»

«Ti porterò a prenderne uno più tardi. Più di uno. Offro io.»

Lloyd smise di resistere e riuscirono quasi a fuggire dal bar super trafficato.

«Signorino Hidaka!»

Wesley represse un gemito e si aggrappò all’avambraccio di Lloyd prima di girarsi per affrontare il pastore della sua infanzia. Padre Geoff aveva la barba grigia, degli occhiali con montatura a giorno e un’aria condiscendente… tanto per cambiare.

«Tua madre prega ogni settimana perché torni a casa.» L’uomo registrò la presenza di Lloyd e gli si rabbuiò lo sguardo. «Hai smarrito la strada, figliolo.»

Era più di quanto Wesley potesse sopportare in silenzio. «So alla perfezione su che strada sono, e continuerò a seguirla. Anzi, lo farò proprio adesso. Vigorosamente. Con il mio fidanzato.»

Guidò Lloyd oltre l’uscita, lasciando a bocca aperta il sacerdote alle loro spalle. Non smise di camminare né mollò la presa finché non furono nascosti al sicuro dietro l’auto. Be’, lui si era chinato per nascondersi. Lloyd lo fissava incredulo e divertito… e qualcos’altro.

«Ha già smesso di guardarci?» gli chiese Wesley. Si rese conto di avere la faccia vicinissima al suo inguine. L’altro scattò all’indietro e sbatté contro la portiera della macchina.

Lui si prese un istante per assimilare quella reazione e un sorriso gli spuntò sulle labbra. Si raddrizzò e rimase a malapena a qualche centimetro di distanza.

Lloyd lo acchiappò per il gomito e lo aiutò ad alzarsi, borbottando tra i denti: «Ho davvero bisogno di caffeina.»

«È così che si dice di questi tempi?»

Lloyd chiuse gli occhi, fece un respiro per calmarsi e poi aprì lo sportello del passeggero. «Entra, flirtatore provetto.»

Wesley fece un sorrisetto e saltò su.

Wesley bussò di nuovo.

Lloyd aprì giusto uno spiraglio. «Ci sono solo per gli studenti che hanno problemi reali.»

«Io sono pieno di problemi. Mi serve un altro preservativo.»

La porta si aprì del tutto e Lloyd andò a recuperare il cestino, che gli lanciò contro. «Fatti sotto, Romeo.»

Frugò tra i profilattici, mescolandoli con un sorriso a trentadue denti. «Con vigore.»

«Fai le mie congratulazioni alla Giulietta di oggi, mi raccomando.»

«Per aver rimorchiato uno schianto con una chioma così folta?»

L’altro scosse il capo. «Per averti sopportato abbastanza a lungo da arrivare al dunque.»

Wesley si ficcò i preservativi nelle tasche, spingendo in fuori i fianchi e mordicchiandosi il labbro inferiore. «Sarà una scopata epica, senza precedenti.»

«Perché è un Sagittario?»

«Perché non è allergico alla creatività e non ha paura di fare sesso fuori da un letto.» Ammiccò in maniera suggestiva.

«I letti servono a quello. Ho intenzione di avere una schiena funzionante per i prossimi sessant’anni.»

Lui soffocò una risata. «Mi fa pena lo scemo che… oh, guarda, eccolo che arriva.»

Il ragazzo del mese di Lloyd sbucò dalla porta delle scale. Wesley fece l’occhiolino al supervisore e arretrò lungo il corridoio, sillabando: «Una settimana.»

Tornato nella sua stanza, gettò i preservativi nel primo cassetto, assieme alle dozzine di altri già presenti.

Colpi sordi e gemiti arrivarono dalla stanza adiacente. Non erano Lloyd e il suo ragazzo, ma Wesley si trovò comunque a pensare a loro. Come sarebbe stato Lloyd a letto?

Irritabile ed esigente, era molto probabile.

Si infilò gli auricolari e si buttò sul materasso. Con la voce profonda e sensuale di Elvis che gli cantava nelle orecchie, abbassò la mano destra e si sbottonò i pantaloni.

Studiò l’immagine dell’Elvis giovane e sexy, quella con il sopracciglio inarcato.

«Lo so che eri un Capricorno,» disse Wesley, accarezzandosi l’erezione tesa. «Ma scommetto che tra le lenzuola eri eccitante da morire.» Si masturbò a occhi chiusi e fallì nel tentativo di levarsi dalla mente un certo Capricorno che lo scopava senza pietà.

«No, no, mai,» biascicò a denti stretti mentre aumentava il ritmo. «Cazzo.»

L’orgasmo lo attraversò in un’ondata di piacere lunga e intensa, che quasi riuscì a lavare via anche la sua incapacità di ammettere la realtà. Si coprì la bocca con un braccio e imprecò. «Non se ne parla proprio. Il mio prossimo ragazzo sarà un Sagittario. È una promessa.»

Un gemito forte e prolungato riempì la stanza singola del dormitorio.

Suonava come qualcuno nel bel mezzo di un amplesso appassionato, e Wesley Hidaka avrebbe tanto desiderato che fosse così. Almeno quel genere di lamento cavernoso sarebbe stato foriero di un orgasmo, a differenza di quello che gli era sfuggito a pagina 335 dell’epopea: Il Diritto Civile nel Corso dei Secoli.

Alla luce della lampada da tavolo sbatté la testa, che già martellava, contro le pagine macchiate di caffè. La fronte gli finì sui bordi affilati del testo.

A quanto pareva, tagliarsi con la carta era un’agonia peggiore che studiare Diritto Civile.

Da sotto la porta filtravano i mormorii eccitati dei suoi compagni di dormitorio, pronti a recarsi in città e sfoderare i documenti falsi per intrufolarsi al Glitter o al Dash.

Wesley avrebbe voluto acchiappare Suzy e unirsi a loro sulla pista da ballo.

Picchiò la testa sul libro un altro paio di volte e si lasciò sfuggire un nuovo gemito.

Qualcuno tirò lo sciacquone nel bagno adiacente. Cinque minuti più tardi, l’acqua gorgogliava ancora nelle tubature.

Wesley tirò fuori un recipiente colmo di biscotti con le gocce di cioccolato che aveva preparato lui stesso un paio di giorni prima. Le briciole andarono a finire sul quinto paragrafo, ricoprendo il testo che gli fluttuava sotto agli occhi.

Incapace di concentrarsi su nulla che non fosse la minaccia di un allagamento fetido, si scostò irrequieto dalla scrivania e uscì dalla stanza. La luce intensa si rifletteva sul parquet e incorniciava i poster motivazionali. Quella del bagno brillava perfino di più, così tanto che era un vero piacere sbirciare nella grossa specchiera.

Wesley si sfilò il braccialetto nero e lo ripose nella tasca dei jeans, serrò la mascella, si rimboccò le maniche ed entrò nel cubicolo nell’angolo. Con una smorfia, aprì la cassetta di scarico e ci affondò dentro il braccio.

L’aveva visto fare dal supervisore del dormitorio. Bastava trafficarci un po’. Era come giocare all’Allegro Chirurgo. Con la differenza che, invece di evitare di toccare gli organi interni, dovevi stuzzicarli fino a rimettere a posto lo scarico.

Tirò una catenella e voilà…

Le dita gli si incastrarono in qualcosa e rimasero bloccate.

Dover aggiustare il wc a mani nude era già abbastanza brutto. Esserne inghiottito mentre lo faceva? Non era così che avrebbe voluto andarsene.

Strattonò il braccio con una tale frenesia da volare contro la porta del cubicolo, schizzando un bell’arco d’acqua su di sé e sulla parete divisoria.

Ci aveva provato.

Era ora di chiamare Lloyd.

* * *

Se la legge fosse stata una persona, avrebbe avuto l’aspetto del loro supervisore, Lloyd Alexander Reynolds.

Era il responsabile del terzo piano del Dormitorio Williamson. A dirla tutta, lui era l’unica cosa che avesse a che fare con la legge che Wesley si divertiva a studiare.

Si appoggiò allo stipite della sua porta aperta.

Chino sulla scrivania, Lloyd batteva sulla tastiera del computer, un gambo di sedano stretto tra le labbra. I polsini sbottonati della camicia gli sventolavano attorno ai polsi e gli occhi color nocciola seguivano le frasi sullo schermo. Smise di digitare per un istante e si passò una mano sulla testa dalla forma perfetta.

Lasciò cadere le dita come se avesse scordato di aver rasato, all’improvviso e di sua spontanea volontà, la chioma bionda che aveva sfoggiato fino al giorno precedente.

Si aprì distrattamente il terzo bottone della camicia color vinaccia. Una ruga leggera gli spuntò tra le sopracciglia a testimonianza di quant’era concentrato, nonché adorabilmente irritato. Si acuiva sempre quando Wesley andava a trovarlo.

«Wesley?» domandò senza smettere di fissare lo schermo. «Per quanto hai intenzione di restartene lì?»

Lui entrò nella stanza singola dall’aria accogliente. Si fermò accanto alla scrivania, davanti a un poster incorniciato con alcuni incipit di “Scrittura Persuasiva”. Credo che, So che, Sono certo che. «Devi assolutamente aggiustare il bagno.»

Lloyd smise di scrivere e si tolse il sedano dalla bocca con due dita, come se fosse un sigaro.

Wesley continuò: «Come fai a sapere sempre che ti sto guardando?»

«Dall’odore.»

«Quello del mio fantastico dopobarba? È agli agrumi e muschio quercino. In più stasera c’è una spruzzatina di eau de toilet.» Si mise a sedere sul bordo della scrivania. «Lo sciacquone non ne vuole sapere di sbloccarsi. Sembra uscito da uno dei miei incubi. Devi aggiustarlo.»

«Wesley?»

«Sì?»

Lloyd gli puntò contro il gambo di sedano. «“Ciao, Lloyd. Come va stasera?” è un modo carino per introdurre una richiesta d’aiuto al tuo supervisore.»

Lui sbatté le ciglia e fece dondolare giocosamente i piedi. «Ciao, Lloyd.»

«Wesley!» gli rispose il ragazzo in tono allegro, incrociando il suo sguardo. «Che cosa posso fare per il mio studente del terzo anno preferito?»

«Sono l’unico studente del terzo anno del tuo piano.»

Lloyd conficcò un capo del sedano in un barattolo di burro d’arachidi e attese.

Wesley alzò le mani con un sospiro. «D’accordo. Il bagno. Va aggiustato.»

«Ci darò un’occhiata.»

Lloyd si aprì l’ultimo bottone della camicia e se la sfilò dalle spalle mettendo in mostra un set di addominali pazzesco, coperto solo da una canottiera stretta. Con un cenno del capo, uscì dalla stanza e andò a controllare il bagno che divideva il ripostiglio dalla camera di Wesley.

Lui lo seguì fino al cubicolo incriminato e si appoggiò al lavandino.

Lloyd lo guardò storto. «Cosa vuoi?»

Indicò il wc difettoso. «Sputacchia peggio di me la prima volta che ho provato a fare un pompino. Non ci tengo a rivivere quel tenero ricordo imbarazzante a ripetizione.»

L’altro inarcò un sopracciglio con aria incredula. «Questo scarico si incastrava già prima che io e te venissimo a vivere nel dormitorio. Sono almeno due anni e mezzo che lo fa.»

«E va bene. Cerco solo di evitare le ire di mia madre quando scoprirà che devo infilarmi le buste di plastica sui piedi.»

Lloyd si fermò a studiargli i suddetti piedi, avvolti nei calzini. «Perché dovresti indossare delle buste di plastica?»

«Perché è inverno, non posso permettermi l’affitto e il padrone di casa non si lascia pagare in natura.»

«In quale mondo parallelo ci troviamo?» chiese Lloyd continuando a fissargli i piedi.

Wesley arricciò le dita. Il nero era un pessimo colore per i calzini. Dava l’impressione che avesse i piedi piccoli, invece erano di una misura del tutto adeguata. Si agitò contro il lavandino nella speranza di attirare la sua attenzione verso l’alto. «In quello in cui non passo l’esame di Diritto di domani.»

«Be’, dobbiamo evitarlo a tutti i costi.» Concentrato sul wc cannibale, Lloyd non notò affatto il suo movimento di bacino. «Ma starà buono soltanto finché non arriverà qualcuno a tirare lo sciacquone.»

«Sei il migliore.»

«Certo, certo,» si schernì l’altro. «Va’ a studiare.»

Wesley si diresse mogio mogio verso la piacevolissima lettura che lo attendeva. Arrivato all’ingresso del bagno cambiò idea, ruotò su se stesso e si appoggiò al muro piastrellato.

Lloyd tirò fuori la cassetta degli attrezzi da sotto il lavandino, e sobbalzò quando lo beccò a fissarlo. «Che ci fai ancora qui? Credevo che dovessi andare a studiare Diritto.»

«Forse dovrei studiare te, invece. Così la prossima volta potrò sistemarlo da solo.»

Lloyd tirò fuori una chiave inglese. «Vorrei proprio vederti.»

Wesley assottigliò lo sguardo. «Perché è più facile che uno con un bel faccino come il mio rompa le cose, piuttosto che aggiustarle?»

«Non è quello che intendevo.»

«Ne sei sicuro?»

Lloyd gli rivolse un’occhiata esasperata. «Sicurissimo. Non hai per niente un bel faccino. E ti ho visto infilzarti con una forchettina da dolce.»

«Mi aspettavo un cucchiaino. La gente dovrebbe avvisarti, prima di passarti dei mini forconi tremendamente affilati.» Wesley si avviò imbronciato verso la propria stanza per poi fare dietrofront tre passi dopo. «Aspetta. In che senso non ho un bel faccino?»

Lloyd smise di fissare il wc e alzò gli occhi al cielo. «È questa la cosa che ti preoccupa?»

«Il mio faccino acchiappa un sacco, tanto perché tu lo sappia.» Soprattutto ragazze a cui in genere dico di no.

«Sono sicuro che sia anche merito della tua modestia.»

Wesley si strozzò su una risata oltraggiata. Lloyd sapeva sempre quali tasti premere. «Potrei sedurre qualsiasi ragazzo.»

«Mi domando come mai ho ancora i pantaloni addosso,» fu la sua replica asciutta.

Wesley scoccò un’occhiataccia in direzione della sua schiena. Magari il wc l’avrebbe mangiato vivo. «Ora me ne vado a studiare Diritto, razza di giraffa rapata macina statistiche.»

L’altro si voltò lentamente a guardarlo, e tirò qualcosa dentro la cassetta di scarico. Il gorgoglio cessò all’istante. «Va meglio adesso?»

«Mi sembra di essere rinato.»

Lloyd raggiunse il lavandino e studiò Wesley attraverso lo specchio. «Continui a non avere un bel faccino.»

Lui scoppiò a ridere e se ne tornò a passo di carica al suo libro di testo. Un paragrafo più tardi, consultò i suoi siti di astrologia preferiti.

Lesse con impazienza il suo oroscopo mensile. Visto che era già novembre, verificò quanto si era rivelato accurato quello annuale…

«Già, sembri proprio immerso nella Giurisprudenza.»

La voce di Lloyd alle sue spalle era così vicina da farlo sobbalzare. «Mi stavo prendendo una pausa di cinque minuti.»

«Per riposarti di tutta la fatica che hai fatto a mangiarmi con gli occhi in bagno?»

La sua sedia si mosse quando l’altro poggiò le mani sulla spalliera. Wesley inclinò il capo all’indietro e lo guardò a testa in giù. «Nessuna fatica, credimi. Anche se devo ammettere che quella camicia ti sta particolarmente bene.»

«Quale camicia?»

«Esatto.»

«Torna al Diritto.»

Wesley ruotò la sedia e lanciò un’occhiataccia a Lloyd, che stava leggendo spudoratamente la sua e-mail. «Vedi, è per questo che tra noi non funzionerebbe mai. Oltre al fatto che le relazioni tra supervisori e studenti sono proibite e che tu hai un’avversione a infrangere le regole.»

«E che sto uscendo con qualcuno,» aggiunse Lloyd.

«Vi do al massimo un’altra settimana. Tra noi non funzionerebbe perché sei un Capricorno scontroso e saputello. Abbiamo una delle peggiori compatibilità possibili.»

Un sopracciglio inarcato. «Ah sì?»

«Tutti i siti dicono che non possiamo avere una relazione. Che il sesso farebbe schifo.»

«Mi diverte vedere con che impegno hai fatto ricerche al riguardo.»

«Mi intristisce l’idea che non ci sia un briciolo di speranza.» Wesley gli fece l’occhiolino. «Sei a poche camere di distanza, il che attira da morire il mio lato pigro.»

«Anche se fossi single e tu non abitassi nel mio dormitorio, non accetterei mai di diventare una delle tue avventure.»

Wesley gemette. «Mai dire mai. Voglio dimostrarti che hai torto, a costo di sorbirmi del sesso orribile.»

Lloyd tornò a concentrarsi sull’e-mail. «Gemelli,» lesse ad alta voce. «L’irrequietezza alla massima potenza.»

Lui gli indicò il paragrafo più in basso. «Preferisco questa descrizione.»

«Affascinante, ottimista e pieno di un’esuberanza irresistibile? Penso che “la tua doppia personalità fa sì che comprenderti sia una sfida” sia quella più adatta.» Incrociò le braccia sul petto. «Una settimana, eh? Credi che il mio ragazzo si stancherà di me tanto in fretta?»

«No, sarai tu a rinsavire, da buon Capricorno, e lo scaricherai. Magari prima ti raderai i capelli, ma ti meriti di meglio.»

Lloyd si passò una mano sulla testa. «Te l’ho detto, tutti gli uomini dal lato materno della mia famiglia sono diventati calvi entro i trent’anni.»

«Hai trent’anni?»

«Ventiquattro.»

Wesley si scostò una ciocca dagli occhi. «E dire che pensavo di essere io quello difficile da capire.»

«Voglio farci l’abitudine.»

«Hai la testa così lucida che mi ci posso specchiare.» Non era vero, però si divertiva troppo a stuzzicarlo.

«Mi dispiace dovertelo dire, ma c’è una grossa probabilità che anche tu finisca per rimanere calvo.»

Si sporse in avanti e sussurrò in tono cospiratorio: «Ho un piano. Vuoi che ti renda partecipe?»

Lloyd sussurrò di rimando: «Fammi fare due risate.»

Wesley gettò all’indietro la folta chioma corvina. «Userò tutto questo ben di Dio per adescare un Sagittario, che si renderà conto di amarmi soprattutto per la mia personalità spensierata. Così, quando alla fine mi cadranno i capelli, non avrà più importanza che abbia un cranio mezzo sbilenco.»

L’altro sbuffò divertito e si avviò verso la porta. «Ho aggiustato il bagno e appeso sulla porta un cartello di fuori servizio. Può restare finché non avrai finito di studiare.» Tamburellò sul poster di Elvis Presley attaccato alla porta. «Quanti poster suoi hai?»

«Ho una cotta sacrosanta per tutto ciò che è rock and roll. Se potessi viaggiare indietro nel tempo, mi ficcherei nel letto di un Elvis ventiquattrenne.»

«I gusti sono gusti, immagino.»

Quando se ne fu andato, Wesley tornò a concentrarsi sul testo di Diritto. Voltò pagina, entusiasta alla vista di un diagramma che occupava la metà dello spazio. Dopo averlo studiato, sgattaiolò lungo il corridoio fino a raggiungere la stanza del supervisore. Rimase fermo sulla soglia, saltellando da un piede all’altro.

Lloyd mise giù il gambo di sedano che si era appena picchiettato sulle labbra e sospirò. «Fammi indovinare: c’è troppo silenzio?»

Lui gli rivolse un sorriso imbarazzato. «La Giurisprudenza è noiosa.»

«Perché la studi, allora?»

«Non sembrerà noiosa sul mio curriculum.»

Lloyd spense il computer, se lo infilò sottobraccio e uscì in corridoio. Chiuse a chiave la porta e guidò Wesley verso la sua camera. «Mi accamperò qua fuori e mi metterò a ringhiare ogni volta che tenterai di squagliartela per non studiare.»

Lui giocherellò con la sua chiave elettronica. «In effetti ringhi che è una meraviglia.»

«Rimettiti sui libri.»

«Ma il tuo portatile è così luccicante. Fa a gara con la tua testa.»

«Adesso.»

Indietreggiò nella stanza, sventolandosi la faccia. «Sissignore.»

«Manca solo metà anno,» borbottò Lloyd chiudendolo dentro.

Wesley si lasciò cadere sulla sedia, traboccante di energie e pronto a studiare. Mentre girava le pagine, le conversazioni in corridoio sbocciarono e si affievolirono a ogni studente che si avvicinava per chiedere consiglio a Lloyd. Il ritmo delicato con cui l’uomo digitava sulla tastiera cullò Wesley e lo aiutò a immergersi più a fondo nei suoi studi.

Aveva appena concluso un capitolo quando una conversazione fuori dalla porta prese una brutta piega.

Era una voce maschile e familiare. Gavin, il responsabile del quarto piano che adorava tenere sotto controllo i suoi colleghi del dormitorio Williamson. «Essere un supervisore efficiente richiede una certa creatività.»

«Tipo giocare a Indovina l’Ingrediente Segreto con le tue matricole?» gli domandò Lloyd. «Ho sentito dire che lo shock anafilattico spopola, di questi tempi.»

«Si è trattato di una lieve reazione allergica alle fragole.»

«Se n’è tornato a vivere a casa.»

Gavin non si scoraggiò affatto. «I miei studenti adorano le serate gioco.»

«Non ho nessuna intenzione di organizzare una festa con te.»

«Perché no? Sarà un’ottima occasione per gli studenti di mostrare ad amici e familiari quanto ci divertiamo al Williamson.»

«Oh, santa pace.»

«La mia non è una richiesta, Lloyd. Il nostro coordinatore pensa che sia un’idea eccezionale. Una deliziosa vetrina per mostrare quant’è bello vivere in un dormitorio a tutti i potenziali studenti durante la settimana dell’orientamento.»

«Fatti aiutare da Gemma.»

«Il coordinatore concorda che tu debba partecipare di più.»

«Ti odio.»

«Nel seminterrato dovrebbe esserci abbastanza spazio. Ci serve un tema da urlo. E stelle filanti e palloncini, ovvio.»

«Oh, guarda! C’è uno dei tuoi studenti che ti chiama.»

«Dove?»

«Sbucava da dietro l’angolo delle scale.»

La voce di Gavin si affievolì mentre si allontanava. «Scrivimi per e-mail un tema e un piano per la serata.»

Wesley aspettò qualche altro secondo per assicurarsi che l’uomo se ne fosse andato, poi raggiunse la porta in punta di piedi e la aprì di uno spiraglio.

Lloyd era rannicchiato fuori dalla sua stanza, la testa china sul portatile. Smise di digitare e rimase in attesa.

«Qualcuno ha parlato di stelle filanti?» domandò Wesley.

L’altro riprese a battere sulla tastiera. «Torna a studiare. Non ci sarà nessuna stella filante.»

Anyta Sunday:

Sono una grande, GRANDISSIMA fan dei romance a “cottura lenta”. Amo leggere storie dove i personaggi si innamorano pian piano.

Alcune delle situazioni di cui preferisco leggere e scrivere sono: da nemici ad amanti, da amici ad amanti, ragazzi che proprio non vogliono saperne di cogliere i segnali, bisessuali, pansessuali, demisessuali, tutti (gli altri) se ne sono accorti, l’amore non ha confini.

Scrivo storie di vario genere: romance contemporanei con una buona cucchiaiata di angst, romance contemporanei spensierati e, a volte, persino storie con una spruzzata di fantasy.

Se volete saperne di più sui miei libri, visitate il mio sito: www.anytasunday.it

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